I No Vax rischiano 27 volte di più la rianimazione. Dubbi sul siero anti Omicron: può non servire

Dopo il boom a gennaio, stop alle immunizzazioni: mancano in 4 milioni

I No Vax rischiano 27 volte di più la rianimazione. Dubbi sul siero anti Omicron: può non servire

Con buona pace dei No Vax, che si ostinano a contestare i numeri delle ospedalizzazioni di chi non ha ricevuto alcuna dose, i dati del report settimanale dell'Istituto superiore di sanità esteso su sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale confermano che non vaccinarsi espone maggiormente al pericolo di finire ricoverato o peggio in terapia intensiva.

Eppure, nonostante gennaio sia stato un mese record per le vaccinazioni e più di 48,2 milioni di italiani (l'81,5%) hanno completato il ciclo di vaccinazione primario, c'è uno zoccolo duro di circa 4 milioni di cittadini sopra ai 20 anni che non ne vuole ancora sapere di immunizzarsi. Non li tocca il fatto che il tasso di ricoveri ordinari sia dieci volte più alto tra i No Vax rispetto a chi ha avuto anche la dose booster. O che per i casi più gravi il rischio di finire in terapia intensiva sia addirittura 27 volte più alto tra chi non ha alcuna copertura. Per quanto riguarda la mortalità è 25 volte più alta tra chi non è vaccinato.

Il report dell'Iss ribadisce anche l'efficacia del vaccino nel prevenire la diagnosi di infezione, che diminuisce quanto più tempo passa dalla somministrazione delle dosi: è pari al 63% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, al 51% tra i 91 e 120 giorni, al 40% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo, mentre sale al 67% nei soggetti vaccinati con il booster. L'efficacia nel prevenire casi di malattia severa è pari a 90% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 91% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, 85% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni e 95% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva.

Nonostante le aziende farmaceutiche stiano lavorando per aggiornare i vaccini contro la variante Omicron, ormai prevalente quasi ovunque, cominciano a farsi avanti i primi dubbi sull'effettiva utilità di un farmaco specifico. Secondo uno studio americano, svolto al momento su un numero limitato di primati, il nuovo vaccino di Pfizer e Moderna non proteggerebbe di più rispetto a quello in uso ora. Non sarebbe stato rilevato un maggiore livello di protezione dalla malattia negli animali che hanno ricevuto il richiamo con il siero aggiornato rispetto a quelli che avevano invece ricevuto il booster tradizionale. In pratica il livello di anticorpi neutralizzanti generati dai due vaccini sarebbe simile.

Se i risultati delle studio fossero confermati anche sugli uomini, potrebbe non essere necessario aggiornare i vaccini in commercio che si stanno dimostrando efficaci contro le varie varianti se somministrati con tre dosi, rischiando al contrario che un prodotto studiato specificatamente su Omicron protegga meno dal ceppo virale originario, che continua a circolare.

Secondo la rivista Nature la variante Omicron sta facendo aumentare in molti Paesi i ricoveri dei bambini, i meno protetti dai vaccini, anche se fortunatamente non si osservano forme gravi della malattia.

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