Nelle trattative per la formazione del futuro esecutivo di centrodestra ci sono ancora nodi da sciogliere. Ieri i leader Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si sono visti ad Arcore. Si registrano passi in avanti ma sul tavolo restano tre questioni aperte: la scelta del (o dei) vicepremier, chi sarà il titolare del dicastero all'Economia e la poltrona del ministero della Salute. Si punta a trovare l'intesa entro giovedì quando si riuniranno le Camere. Intanto Fi avrebbe portato a casa Esteri e due ministeri con portafoglio.
Per la guida del Tesoro, casella che il premier in pectore Giorgia Meloni considera cruciale per l'assetto di governo, i nomi più gettonati sono sempre quelli di Fabio Panetta e Domenico Siniscalco. In soccorso sarebbe arrivato l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, oggi parlamentare di Fratelli d'Italia. Il professore Tremonti, che non ha chance per assumere la guida del Mef, avrebbe suggerito un paio di profili da sondare: Mario Canzio, ragioniere generale dello Stato in pensione, e Vincenzo Fortunato, funzionario del Tesoro ed ex capo di gabinetto del ministero dell'Economia ai tempi di Tremonti. Su Canzio sarebbero stati avanzati dubbi per l'età: ha 75 anni ed è pensione da alcuni anni. Su Fortunato c'è un po' di scetticismo: non ha mai ricoperto incarichi istituzionali di vertice. I nomi sono nella rosa dalla quale Meloni pescherà il futuro ministro dell'Economia. C'è anche l'opzione Vittorio Grilli. Insomma, per il Mef si va verso tecnici «di area».
La Lega avrebbe sondato per un ministero (Infrastrutture) Flavio Cattaneo, manager con un passato da direttore generale della Rai e vicepresidente di Italotreno e fondatore con Luca Cordero di Montezemolo di Itabus, la società di trasporto su gomma. Per la Giustizia il confronto sembra essersi chiuso su Carlo Nordio.
L'altra matassa da sbrogliare riguarda il ruolo di vicepremier. E qui va fatta una premessa: se il premier decidesse di non nominare alcun vicepremier sarebbe il ministro degli Esteri (per legge) a svolgere le funzioni di vice del capo del governo. E dunque se la Farnesina andasse ad Antonio Tajani, il coordinatore di Fi si ritroverebbe come vice di fatto. A quel punto Matteo Salvini non accetterebbe un altro passo indietro, dopo lo stop per la poltrona al Viminale. L'idea è quella di affidare la casella di vicepremier al leader del Carroccio con una delega meno pesante (Sviluppo economico o Agricoltura). Per il Viminale la Lega non molla la presa. Le proposte sono Giulia Bongiorno o Nicola Molteni. Il leader di Fdi vuole un tecnico: Matteo Piantedosi o Giuseppe Pecoraro sono le soluzioni.
Terzo nodo: la guida del ministero della Salute. Qui i rapporti tra Fi e Fdi sono tesi. «L'ipotesi Bertolaso o Zangrillo al timone del ministero della Salute viene bollata negli ambienti azzurri come un'inaccettabile provocazione da parte di Fratelli d'Italia». «Sono due profili a cui Fi non potrebbe dire di no ma che sarebbero stati messi in campo per bloccare Licia Ronzulli, candidata numero uno per la Sanità in quota Forza Italia» fanno notare fonti di Fi. Il punto di caduta potrebbe essere Guido Rasi, ex direttore dell'Ema. Un nome che sta bene a tutti. Anche perché fanno notare da Fi «la scelta di Bertolaso non potrebbe essere calcolata in quota Forza Italia ma rientrerebbe nei tecnici in quota Fdi».
È una trattativa che va avanti a colpi di sgambetti e mosse segrete. Per le altre caselle l'accordo dovrebbe essere a portata di mano.
Ma tutto è vincolato ai tre nodi principali. Per l'Università è in pole Anna Maria Bernini, per l'Attuazione del programma sale l'ipotesi Giovanbattista Fazzolari (Fdi), per la Difesa è in corso il ballottaggio tra Edmondo Cirielli e Adolfo Urso.
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