I nuovi indici per la zona rossa fanno già litigare l'Italia. A rischio il Veneto e altre 4

Oltre il dato (settimanale) anche Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche e provincia di Bolzano

I nuovi indici per la zona rossa fanno già litigare l'Italia. A rischio il Veneto e altre 4

Un nuovo parametro avanza nella nostra quotidiana lotta la Covid-19. Un numero da cui potrebbe dipendere il grado di libertà concesso alle varie regioni. Si tratta del numero di contagi rapportato al numero di abitanti. Chi sta sotto i 50 contagi settimanali per centomila abitanti va in paradiso, chi sta sopra i 250 finisce in fuorigioco. Ovvero in zona rossa automatica. E ci rimane finché la pagella non migliora. Perché il bello (e il brutto) di questo indice è che è mobile, cambia ogni giorno. Quindi è impossibile rilassarsi.

L'indicatore è stato studiato dall'Istituto superiore di sanità e dal Comitato tecnico-scientifico, che lo hanno proposti agli attori politici per rendere più scientifico e meno arbitrario il colore delle regioni, finora affidato a un parametro poco intuitivo come l'Rt. Che continuerebbe ad agire ma verrebbe affiancato da questo cartellino rosso automatico, destinato a essere legittimato dal nuovo Dpcm che dovrebbe essere varato la prossima settimana e che è destinato a regolare la prossima stagione della nostra vita. Il condizionale in realtà è d'obbligo perché ieri Stefano Bonaccini, il presidente della regione Emilia-Romagna, peraltro una di quelle «bocciate» da questo numerino, in previsione dell'incontro di stamattina tra esponenti del governo e amministratori locali sulle misure da inserire nel Dpcm, ha tagliato corto: «Il limite dei 250 casi ogni 100mila abitanti non l'ha chiesta nessuna regione e se volete la mia opinione quel limite non entrerà tra quelli che dovranno essere usati per decidere la colorazione e lo spostamento di zona. Credo, invece, si lavorerà per capire quali possano essere le misure ulteriormente gestibili a livello nazionale», ha detto Bonaccini, che è anche il numero uno della Conferenza delle regioni e delle province autonome.

Cerchiamo di capire come funziona questa nuova equazione e quali regioni sono attualmente in «rosso». Il cosiddetto tasso di incidenza viene calcolato sommando i contagi degli ultimi sette giorni e dividendo questo numeratore per il denominatore dato dalla popolazione di ogni singola regione (o provincia autonoma nel caso di Bolzano e Trento) diviso per 100mila. Questo dato va dal 100,27 della Lombardia (che ha 10.027.602 abitanti al 31 dicembre scorso) all'1,25 della piccola Valle d'Aosta, che ha 125.034 residenti. Il pregio di questo calcolo è di essere intuitivo e facilmente realizzabile da chi ha in mano gli ultimi sette bollettini del ministero della Salute e una calcolatrice funzionante. Il difetto è che non tiene conto di un dato finora considerato fatidico, ovvero il numero di tamponi fatti da ciascuna regione. Ciò vuol dire che se una regione con molti abitanti fa pochissimi tamponi, probabilmente il numero di positivi sarà basso e «alleggerirà» questo indice, falsando di fatto la pagella.

Vediamo ora come sono messe le regioni italiane in base ai nostri calcoli fatti sui dati di ieri. Cinque sono le regione che nel fermo immagine scattato il 10 gennaio sarebbero immediatamente messe in castigo: il Veneto è la peggiore, con 20.722 nuovi contagi accumulati nell'ultima settimana (iniziata il 4 gennaio) a fronte di una popolazione di 4.879.133 abitanti. Il tasso di incidenza del Covid-19 è quindi di 424,71 casi ogni 100mila abitanti, nettamente al di sopra dell'asticella ipotizzata da Iss e Cts. Un dato non potrebbe essere abbassato dall'oggi al domani. Infatti anche se oggi, lunedì, in Veneto per paradosso ci dovessero essere zero contagi, il peso dei numeri degli ultimi sei giorni porterebbe comunque il tasso di incidenza a 390,23. E se pure domani si verificasse questo miracolo, il Veneto resterebbe pur sempre a 325,65. Un disastro.

Le altre regioni «bocciate» sono il Friuli-Venezia Giulia (376,05 nuovi casi ogni 100mila abitanti), la provincia autonoma di Bolzano (295,32), l'Emilia-Romagna amministrata dal «negazionista» Bonaccini (289,40) e di un soffio le Marche (253,92), a cui basterebbe un giorno con pochi contagi per tornare in riga. Sotto quota 250 ma non troppo lontano, e quindi teoricamente «rimandate», sono la provincia autonoma di Trento (davvero di pochissimo, 249,53), la Sicilia (236,05), il Lazio (203,99) e la Puglia (201,35).

Tra le grandi regioni la migliore è la Toscana (86,15) ma vanno bene anche la Campania (128,73) e la Lombardia (156,44), oltre al Piemonte con 160,09. La media nazionale a tutto ieri era di 202,32 contagi nell'ultima setttimana ogni 100mila abitanti.

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