Bari «Impugneremo sicuramente il provvedimento di scarcerazione». Il procuratore di Bari Giuseppe Volpe non lascia spazio a dubbi e con queste parole annuncia il ricorso contro la decisione con cui il tribunale del Riesame ha concesso i domiciliari con l'obbligo del braccialetto elettronico per l'uomo accusato di aver violentato una dottoressa in un ambulatorio della guardia medica.
I giudici non solo hanno deciso di attenuare la misura cautelare, ma ritengono che non si possa neanche imbastire un processo in quanto la denuncia è stata presentata in ritardo: non entro i sei mesi previsti, ma dopo nove mesi. Il caso però non è chiuso. E adesso, mentre si accavallano gli appelli affinché venga apportata una modifica legislativa, si profila uno scontro in un'aula di giustizia. «Non siamo impazziti tanto da contestare un reato improcedibile perché denunciato troppo tardi», tiene a precisare Volpe.
Il ricorso al Riesame è stato presentato dalla difesa di Maurizio Zecca, 51 anni, arrestato il 13 novembre scorso con l'accusa di violenza sessuale e stalking. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, l'uomo avrebbe perseguitato per oltre un anno una dottoressa di 47 anni e nel dicembre del 2016 l'avrebbe violentata nel suo ambulatorio di Acquaviva delle Fonti, una trentina di chilometri da Bari. La donna, che aveva tentato di sfuggire al terrore cambiando per tre volte sede di lavoro, non ha trovato subito la forza di parlare e ha continuato a subire pesanti minacce dal presunto aggressore, che l'avrebbe tempestata di messaggi e telefonate. La dottoressa ha presentato denuncia nel settembre del 2017, ma le intimidazioni sono andate avanti. L'ultima risale al 5 novembre. «Se non mi ascolti faccio saltare il palazzo, faccio scoppiare la bombola del gas», le avrebbe detto il 51enne. Poi è scattato l'arresto.
Tuttavia, l'impianto accusatorio non ha retto alla prova del Riesame: secondo i giudici Zecca non può essere processato per violenza sessuale ma solo per stalking. E per questo è stata disposta l'attenuazione della misura cautelare. Ma la Procura non molla. «Ravvisiamo spiega Volpe la connessione con reati per cui si può procedere d'ufficio e questo supera il problema della querela tardiva».
In buona sostanza, secondo il magistrato inquirente, nella contestazione di stalking addebitata all'indagato sono compresi i reati di «minacce gravi, violazione di domicilio aggravata e violenza aggravata, che sono tutti reati procedibili d'ufficio». E in Puglia è allarme sicurezza per i medici. «Conosco professionisti dice il presidente regionale dell'Ordine, Filippo Anelli che sono stati costretti ad assumere guardie del corpo durante le visite».
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