Da una parte gli agenti «puliti», quelli che hanno fatto scattare le manette ai polsi dei cinque colleghi senza esitare. Dall'altra quelli che hanno chiuso gli occhi, si sono girati dall'altra parte o, peggio, hanno mentito.
Una rete estesa ha coperto per mesi gli abusi, le violenze, le torture dell'ispettore e dei quattro agenti del reparto Volanti, arrestati due giorni fa a Verona. Nell'inchiesta sono finiti altri 17 indagati per falso o omissioni in atti d'ufficio. La Procura della repubblica scaligera ha avanzato al gip Livia Magri l'applicazione di misure interdittive, come la sospensione dal servizio o il trasferimento d'ufficio. Nell'ordinanza di custodia cautelare il giudice sottolinea che nei loro confronti però «occorrerà fissare il preventivo interrogatorio prima della decisione». Intanto il questore Roberto Massucci li ha spostati ad altre mansioni. «Non ho intenzione di trovare facili giustificazioni o attenuanti ai comportamenti contestati - ha detto -. Da oggi l'impegno mio e di tutti i miei collaboratori sarà di ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini nel solo modo che conosco e riconosco possibile: lavorando in silenzio e con gentilezza». «Le vicende che emergono dall'inchiesta, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità, lesive innanzitutto della dignità delle vittime ma anche dell'onore e della reputazione di migliaia di donne e uomini della Polizia che quotidianamente svolgono il proprio servizio ai cittadini con dedizione e sacrificio», ha sottolineato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.
Con il passare delle ore si dipinge meglio il quadro di soprusi commessi da Alessandro Migliore, 25 anni, Loris Colpini, 51 anni, Federico Tommaselli, 31 anni, Filippo Failla Rifici, 35 anni, e Roberto Da Rold, 45 anni. Il primo era il più pericoloso e secondo il gip per lui «sarebbe stata indispensabile la custodia in carcere». A suo carico i pestaggi di Mattia e di Nicolae, per cui il pm configura il reato di tortura, e di Adil, con l'accusa di lesioni. Alessandro Migliore e M. M. (quest'ultimo non è tra gli arrestati) avrebbero anche «ricevuto favori» dall'albanese Artan Bajraktari, per avere tavoli separati e saltare la coda al Piper, dove l'uomo lavorava come buttafuori. In cambio Migliore avrebbe «chiuso un occhio» quando, perquisendo l'auto di Sabah (fratello di Artan) non avrebbe sequestrato meteriale «compromettente», come una pistola e oggetti da scasso. C'è poi l'ipotesi di peculato, per essersi impossessato di hascisc sottratto a un piccolo spacciatore. A inchiodarlo anche le intercettazioni, quando al telefono con la fidanzata racconta di quando ha picchiato Mattia, l'unico italiano tra le vittime. Il ragazzo non ricorda, perché al momento del fermo era sotto effetto di farmaci e alcol. Le violenze dei 5 poliziotti si sono protratte tra il luglio 2022 e il marzo 2023.
Qui i malcapitati venivano pestati, torturati con lo spray urticante e bagni nell'urina. Eclatante il caso del 56enne romeno Nicolae, costretto a urinare in una stanza, poi spinto a terra e utilizzato «come uno straccio per pavimenti».
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