Giuseppe Zeno (nella foto), 59 anni, è originario di Torre del Greco ma risiede da anni alle Bahamas. È tuttavia sempre presente in Tribunale a Milano alle udienze sul caso Visibilia. Affiancato dall'inseparabile avvocato Antonio Piantadosi di Napoli, non è di quelle persone che si ritraggono davanti a un giornalista. Anzi... Ogni volta elegantissimo, un tantino sopra le righe, non perde occasione per intrattenersi nei corridoi a esporre le proprie ragioni e il proprio cv.
È lui il «grande accusatore» di Daniela Santanchè. Lo ha definito così la stessa senatrice di Fdi. Dalla sua denuncia, come capofila di un gruppo di piccoli azionisti che nel 2019 hanno acquistato il 5 per cento di Visibila Editore, sono partite le indagini della Procura. Ora il finanziere è parte civile nell'udienza preliminare sul presunto falso in bilancio in cui il ministro del Turismo è in attesa della decisione sul rinvio a giudizio insieme ad altri 16 imputati. Il 59enne è titolare del Giuseppe Zeno Family Group e opera nei mercati finanzieri di mezzo mondo. In un suo profilo sul web si legge che «dal 1994 ha abbandonato definitivamente il mercato finanziario italiano (questo prima di puntare Visibilia, ndr) per dedicarsi esclusivamente ai mercati internazionali, trasferendosi dapprima in Svizzera, poi dal 1998 a Londra, poi nuovamente in Svizzera dal 2007, quindi dal 2011 a Montecarlo e infine dal 2017 alle Bahamas dove attualmente vive». A Repubblica nel novembre di due anni fa spiega che le sue società si occupano «un po' di tutto, dalla produzione di energia rinnovabile ai prodotti alimentari». E sul sito Agrotoday promette ai clienti «l'esperienza maturata negli anni dai manager del nostro gruppo e i consolidati rapporti con il mondo bancario internazionale». Sempre in un articolo di due anni fa il Fatto Quotidiano riporta che Zeno «nel 2014 è stato indagato nell'operazione Side, un carosello fiscale internazionale che fa scattare richieste di arresto per i tre fratelli a capo del Gruppo Padovani di Castel San Giorgio (Salerno), società di prodotti metallici che secondo l'accusa gestiva un patrimonio di 140 milioni e avrebbe realizzato un'evasione fiscale di 72,5 milioni attraverso operazioni tra l'Italia e una dozzina di Paesi off shore». Nel processo, che risulta in corso a Napoli, al finanziere è contestata «una posizione che lui definisce assolutamente marginale». Il Fatto cita inoltre gli audio in cui Zeno discute con Dimitri Kunz, compagno di Santanchè e ai vertici di alcune società del suo gruppo, in un incontro registrato. Gli stessi audio mandati in onda da Piazza Pulita, con cui il 59enne si è collegato ora in bermuda dalla sdraio ora in giacca dall'ufficio. Lui si propone come una sorta di Mr.Wolf: «Sono un pulitore... Compro società in difficoltà e resuscito i morti... Sennò non mi diverto...». In realtà attraverso Kunz invia al ministro minacce non troppo velate. Per «togliersi di torno», Zeno fa alcune proposte, che la senatrice definirà «irricevibili». Offre di comprare tutto lui oppure di sparire dietro un pagamento di 300mila euro. Poi, riferito alla avversaria: «Se non si chiama per come si chiama, era già andata al Creatore... Se non si chiamava come si chiamava, boom, cadeva a terra alla prima botta».
E anche ai suoi collaboratori: «Me la prendo con gli avvocati, con i revisori dei conti... ti faccio male... non prendi più un lavoro in tutta Milano». Ancora: «Vado in Banca d'Italia... la signora è una politically exposed person...».
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