È da sempre ossessionato da Renzi, Salvini e Berlusconi ma ciò che più lo manda fuori di testa sono gli affronti ai suoi prediletti, Conte e Grillo. Marco Travaglio sveste i panni da giornalista equilibrato, cane da guardia del potere, quale lui si crede di essere, e indossa quelli dell'odiatore seriale, arrogante e villano, che farcisce i suoi editoriali di insulti. La crisi di governo in corso trasforma il Fatto quotidiano nel foglio del premier per massacrare chi vuole fargli le scarpe. «Finalmente te ne vai», è il titolo rivolto a Matteo Renzi, o come lo definisce Travaglio, «l'Innominabile», indegno anche di un nome e cognome. «Ieri, ogni volta che mi mettevo a scrivere, dai laboratori di Italia Virus fuoriusciva una flatulenza opposta a quella di un minuto prima», l'incipit.
«Il vero spettacolo non è l'Innominabile che parla tre ore senza dire nulla, se non che apre la crisi perché gli sta sulle palle Conte - scrive -. È che c'è ancora qualcuno che gli crede e lo prende sul serio. Mente da 10 anni ogni volta che respira. Ha tradito tutti quelli che han fatto patti con lui».
Il livore riversato dal direttore del Fatto contro il leader di Italia Viva stilla da ogni riga: «traditore», «flagello di dio», «il nulla», l'«italomorente». Il veleno continua dall'inizio alla fine dove qualifica il senatore di Scandicci come «il sòla dell'avvenire». E se la prende pure coi colleghi giornalisti che se non la pensano come lui chiamandoli «topi di fogna»: «I giornaloni raccontano di un'inesistente lite o rissa o sceneggiata fra lui e Conte, che non ha mai detto una parola contro di lui, ingoiando insulti, calunnie e provocazioni. Topi di fogna da maratona tivù tornano o diventano renziani e persino salviniani, sparando su eventuali responsabili, transfughi, ribaltoni».
Il consigliere del premier Travaglio ne ha anche per il Pd, «che più prende ceffoni, calci e pugni, più gode e strilla ancora! ancora»! Una scena sadomaso che mette tristezza e clinicamente si spiega soltanto con la variante italiana della sindrome di Stoccolma: la sindrome di Rignano».
Nel suo rigurgito Travaglio continua a citare Renzi senza mai nominarlo come «noto ai tempi d'oro per portare fortuna a se stesso e sf***a all'Italia, ora porta sf***a a se stesso e fortuna all'Italia».
Ma non è solo il «Conte quotidiano» e i suoi giornalisti, da Scanzi a Gomez, a perdere le staffe: anche tutto il mondo M5s, blog e militanze varie, si schierano dalla parte del premier e contro Renzi e Twitter diventa la cloaca di tutti. La giornalista Giulia Cortese twitta: «È un giocatore di poker, nonché un accoltellatore seriale». David Parenzo sintetizza da fine politologo: «Non ha calcolato il punto di caduta della sua trattativa e ora rischia di trovarsi con un pugno di mosche in mano». E Gad Lerner ci illumina: «Neanche il buon gusto, l'osservanza delle regole istituzionali o, se preferite, la cavalleria di lasciare che fossero le "sue" due ministre a comunicare le proprie dimissioni, ha avuto».
Sullo sfondo un piccolo giallo. Ieri sera è comparsa sulla pagina ufficiale Facebook di Conte la storia che promuove il gruppo «Conte premier Renzi a Casa. Se vuoi mandare Renzi a casa e supporti Conte iscriviti nel gruppo.
Scorri in alto», con uno scatto del premier sorridente e il viso di Renzi contratto in una smorfia e il link all'account ufficiale del M5s. La storia è stata rimossa dopo pochi minuti, con le giustificazioni dello staff del premier che parla di «hackeraggio per danneggiare l'immagine del presidente». Anche qui c'è lo zampino di Renzi?
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