I tre clan di Mar-a-Lago: liti e caos attorno a Trump

Lotta interna tra i "Maga" guidati da Donald jr, il gruppo della Wiles e "America First" di McMahon

I tre clan di Mar-a-Lago: liti e caos attorno a Trump
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Dopo Tesoro, Commercio e Lavoro, arrivano le ultime nomine nel gabinetto di Donald Trump, mentre a Mar-a-Lago si consuma una «guerra» tra le tre principali fazioni nel cerchio magico del presidente eletto, in competizione per il controllo delle decisioni strategiche e politiche.

Secondo il Washington Post, che ha parlato con almeno sei assistenti e consiglieri coinvolti nel processo di transizione, nella Casa Bianca d'inverno volano coltelli e insulti. C'è il gruppo Maga, guidato ufficiosamente da Donald Trump Jr, che include il vicepresidente eletto JD Vance e altri sostenitori di lunga data del movimento Make America Great Again come l'ex conduttore di Fox News Tucker Carlson, e poi la fazione di Susie Wiles, futuro capo di gabinetto di Trump, che sarebbe la più organizzata e disciplinata (di cui fanno parte pure il direttore politico di Trump per il 2024 James Blair e il vice Taylor Budowich). E infine quella collegata all'America First Policy Institute, guidato da Linda McMahon, co-presidente della transizione e futura segretaria dell'istruzione. Inoltre ci sono pure diversi attori indipendenti il cui potere arriva direttamente dal rapporto personale con Trump. Come il suo avvocato Boris Epshteyn, consigliere di lunga data che ha assunto il ruolo di coordinamento negli sforzi di difesa penale del tycoon negli ultimi anni. Nelle scorse settimane ha incoraggiato The Donald a optare per il controverso ex deputato Matt Gaetz come ministro della Giustizia, e ha svolto un ruolo cruciale in numerose altre scelte. Un'influenza che - spiega il Wp - lo ha portato a diversi screzi con il co-presidente della transizione Howard Lutnick, Ceo di Cantor Fitzgerald nominato segretario al Commercio, il quale di recente lo avrebbe «bandito» da un incontro sulle nomine nella Tea Room di Mar-a-Lago, scatenando la sua ira. E pure il first buddy Elon Musk, onnipresente nel resort in Florida e non solo, ha avuto di recente una durissima discussione con Epshteyn a cui hanno assistito diverse delle fonti interpellate dal quotidiano. Il patron di X e Tesla avrebbe contestato l'eccessiva influenza del legale sulle scelte per il ministero della giustizia e l'avrebbe accusato di fornire ai media dettagli sulla transizione. D'altronde si tratta di un'atmosfera in linea con il carattere del presidente eletto il quale, come hanno riferito altri, «ama quando le persone si scontrano tra loro perché spesso è il modo per arrivare alle scelte giuste». Nel frattempo, il prossimo comandante in capo ha nominato all'Agricoltura Brooke Rollins, presidente dell'America First Policy Institute. Alleata di Jared Kushner, genero di Trump, Rollins era stata in pole position per diventare chief of staff. E il tycoon, secondo il New York Times, si è rifiutato di rivelare i nomi dei donatori che stanno finanziando la sua transizione, una rottura con la tradizione che potrebbe rendere impossibile vedere quali gruppi di interesse, imprese o persone facoltose stiano aiutando a lanciare il suo secondo mandato.

Trump ha finora rifiutato di firmare un accordo con l'amministrazione Biden che impone limiti rigorosi alla raccolta di finanziamenti in cambio di un massimo di 7,2 milioni di dollari in fondi federali destinati alla transizione.

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