I vampiri e dannati di Saint Laurent

Pantaloni super skinny, scarpe a punta e maniche a pipistrello.

Il primo a venirci incontro sull'isola della Certosa dove si svolge la sfilata uomo di Saint Laurent per la primavera/estate 2022, è un leprotto bianco. Sembra il bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie per cui la sua presenza rende ancora più magica l'atmosfera dell'evento.

Siamo a un tiro di schioppo dal Lido di Venezia con la sua magnifica architettura razionalista. Alle nostre spalle c'è quell'incredibile merletto di pietra che per convenzione chiamiamo città. E davanti a noi c'è la bocca di porto che il Mose avrebbe dovuto chiudere e arginare anche la notte del 14 novembre 2019, quando l'acqua alta arrivò a 187 centimetri superando per ben 28 volte il limite dei 110 centimetri per cui si allaga il 12 % della città. L'isola della Certosa fu sommersa da fango e detriti cancellando la bellezza della natura selvaggia e quel che resta delle antiche mura fortilizie. Saint Laurent ha rimesso tutto a posto schierandosi tra l'altro con gli animalisti contro chi durante i lavori di bonifica delle rovine ha pensato bene di eliminare dei nidi di rondine. Come se questo non bastasse ha commissionato all'artista americano Doug Aitken un'incredibile installazione in vetro, acciaio, specchi e led luminosi che resterà aperta al pubblico fino al 30 luglio diventando, di fatto, un evento collaterale alla Biennale d'architettura attualmente in corso. «Si chiama Green Lens e siamo fieri di aver fatto questo dono alla città per festeggiare il suo milleseicentesimo anno di fondazione» dice Francesca Bellettini, amministratore delegato del prestigioso brand e universalmente nota come «l'italiana che ha rilanciato Saint Laurent». Con lei, alla guida creativa della storica maison, c'è Anthony Vaccarello, nato a Bruxelles da una coppia di emigrati italiani: il padre muratore e la madre impiegata. Lui non si vede e all'ultimo minuto cancella l'incontro post sfilata con la stampa sottraendosi di fatto al più democratico meccanismo dell'informazione. È un vero peccato perché quei ragazzi in nero dalla testa ai piedi con tocchi sapienti e improvvisi di viola, rosso scuro, blu copiativo, verde acqua e curcuma, a noi ricordano lo stile inimitabile di Fernando Sanchez, l'amatissimo compagno di scuola dell'inarrivabile Yves, un grande eccentrico. I pantaloni sono così stretti (i modaioli direbbero skinny) da sembrare una via di mezzo tra i jeans di Mick Jagger e le polpe del '700. Le scarpe sono così a punta che ci puoi stanare le formiche dagli angoli. E le camicie come i blouson sono a dir poco spettacolari.

Sulle prime compaiono maniche a pipistrello oppure a botte e ogni forma di colletto possibile: dal niente col volant a quelle punte elaborate che i francesi chiamano «pelle à tarte», tagliatorta.

Quella color curcuma vola come un paracadute e poi c'è un blouson noir in pelle che farebbe invidia anche al giovane Yves Montand di Vite vendute. Ci piacciono perfino i calzini in pizzo che su un uomo normale troveremmo spaventosi. Del resto la normalità è sempre stato l'ultimo problema di Saint Laurent.

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