È conclamato disgelo tra ArcelorMittal e il governo. Le parti si siederanno oggi nuovamente intorno al tavolo della trattativa per dare un nuovo piano industriale all'Ilva di Taranto. Ma cosa sarà sacrificato sull'altare della ritrovata pace? Dipendenti, risorse statali, quote di mercato? Secondo fonti vicine alla vicenda tutti e tre i punti.
Aspetti discussi nel cdm andato in scena nella tarda serata di ieri, quando il Giornale era in stampa, e nella cena informale con i ministri convocata da premier Giuseppe Conte per discutere il tema. A tenere banco, sarà la reintroduzione dello scudo penale, ormai quasi una certezza. Ma prima le parti dovrebbero siglare un accordo da consegnare ai giudici di Milano nell'udienza convocata per mercoledì 27 novembre, a seguito del ricorso ex art 700 dei commissari, per chiedere una proroga fino alla fine dell'anno.
Altro tempo in cui il governo cercherà di scendere a patti con un Arcelor Mittal che, da lupo, si è trasformata all'improvviso in un agnellino: «Speriamo che l'incontro» di oggi con il premier Giuseppe Conte «offra l'opportunità di fare buone progressi nella ricerca della soluzione alla difficilissima situazione in cui si trova l'Ilva», hanno spiegato fonti vicine alla multinazionale ritenendo che la riunione a Palazzo Chigi possa essere un'occasione utile «per continuare le discussioni sul futuro dell'acciaieria ex Ilva dopo la rimozione delle garanzie legali che hanno reso impossibile o illegale per qualsiasi operatore produrre acciaio a Taranto». Tra i punti chiave, il governo si preparerebbe poi a intervenire a Taranto con misure a supporto del rilancio del territorio mediante una combinazione pubblico-privato per creare condizioni di lavoro sostenibili. Aspetto sul quale si sarebbero concentrate le proposte dei ministri. E non può, a questo punto, passare inosservata la mezza candidatura avanzata ieri da Snam, controllata al 31% da Cdp Reti e quindi indirettamente dal Tesoro con Cdp. «Snam ha detto l'ad Marco Alverà - potrebbe investire fino a 40 milioni a Taranto nell'ambito di progetti per la transizione energetica. Non operiamo nell'acciaio ed è un tema delicato, ma ci stiamo lavorando da mesi - come su altre città - abbiamo incontrato gli amministratori locali, e con Cdp ci sentiamo quotidianamente, come con il Governo». In soldoni, l'idea di Alverà è quella di usare l'area di Taranto per realizzare un sito a biometano, e sviluppare sistemi per la produzione di lng di piccola taglia (gas liquefatto per trasporti pesanti marittimi) e cng (gas compresso per auto). «Taranto può essere interessante, un candidato ideale non solo perché c'è un'esigenza, ma perché ci consentirebbe di aumentare gli investimenti con ritorno» ha detto Alverà.
Uno scenario futuribile che vede confluire su Taranto una serie di interessi e che potrebbe coinvolgere diversi stakeholder del settore, anche grazie al probabile
ingresso dello Stato (tramite Cdp o una sua controllata) nel progetto Ilva, ma anche grazie al progetto più allargato di un rilancio della città di Taranto che vada a compensare il caos causato dal governo sul dossier Ilva.
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