Se è la mancanza di ogni ragionevole dubbio il presupposto fondamentale di ogni sentenza, la corte d'Assise di Milano ha voluto toglierselo definitivamente. Così ieri, un po' a sorpresa, ha disposto la perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e di volere di Alessandro Impagnatiello, l'omicida, reo confesso, della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese di gravidanza. E questo nonostante non vi sia stata una esplicita richiesta, né della pm Alessia Menegazzo, né delle avvocate Giulia Geradini e Samanta Barbaglia. La difesa ha giocato la sua carta più pesante ieri in udienza. Ha portato sul banco dei testimoni i consulenti che hanno firmato una relazione psichiatrica, depositata agli atti. Il criminologo Raniero Rossetti e la psicologa Silvana Branciforti hanno però precisato di non essere giunti a una conclusione vera e propria sull'eventuale vizio di mente, limitandosi semplicemente a trarre alcune considerazioni. Per esempio, che Impagnatiello avrebbe sicuramente dei «tratti ossessivo compulsivi e narcisistici», che si sarebbero acutizzati per via delle sue vicissitudini di vita: un altro figlio, il lavoro che lui riteneva prestigioso in un bar ben frequentato a Milano, la relazione parallela con la collega attraente appena arrivata. «Si sentiva lo scacchista che doveva tenere conto di tutti i movimenti delle sue pedine», cioè Giulia e l'altra ragazza. «Il bimbo in arrivo - hanno detto - voleva sopprimerlo perché rappresentava una variabile incontrollabile».
L'ultimo colloquio avuto tra le due donne poche ore prima del delitto, lo scorso 27 maggio, gli avrebbe provocato una «ferita narcisistica». Sentendosi smascherato da entrambe Impagnatiello avrebbe perso «un po' di senso di realtà». Ma concludere che non fosse lucido è un altro paio di maniche. «Ha agito secondo le sue pulsioni patologiche e poi si è ricomposto (il giorno dopo è andato a lavorare, ha provato a occultare il corpo, ha finto preoccupazione e ha mentito, ndr), ma da qui a ritenerlo incapace». Ne passa, hanno fatto intendere gli esperti. La perizia disposta dalla presidente Antonella Bertoja dovrà sciogliere i dubbi in questo senso. «Non penso di essere pazzo, ho sperato di esserlo negli scorsi mesi per dare una risposta, ma non penso di esserlo», le parole dello stesso Impagnatiello a cui più di una volta sono state fatte notare dall'accusa le contraddizioni del suo racconto.
Ad esempio, la pm ha depositato 500 messaggi tra lui e l'altra donna, scambiati nel periodo in cui avrebbe detto di avere tagliato i ponti con lei per dedicarsi alla relazione con Giulia. «Risarcire per rimediare sarà lo scopo della mia vita», ha detto alla fine l'imputato.
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