Incoronato da 13 milioni di voti alle primarie. La sua sfida a Erdogan: "Non mi piegherò mai"

Ieri le consultazioni del Chp in vista delle presidenziali 2028

Incoronato da 13 milioni di voti alle primarie. La sua sfida a Erdogan: "Non mi piegherò mai"
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A 90 anni in fila, con altri 13 milioni di turchi, per barrare il nome di Ekrem Imamoglu alle primarie del Chp. Si è visto anche questo a Istanbul nel quinto giorno di proteste contro il governo, che mescolano da un lato norme stringenti come la non candidatura per chi non ha una laurea (ad Imamoglu sarà ritirata in caso di condanna) e dall'altro l'eliminazione degli avversari politici. Le elezioni presidenziali del 2028 potrebbero celebrarsi molto prima, per questa ragione il partito del leader in manette, il Chp, ha imbastito in fretta e furia seimila seggi elettorali in 81 province e 973 distretti della Turchia: per il 53enne Imamoglu candidato unico, c'è stato un plebiscito da 13 milioni di voti (su 15 votanti totali). In precedenza l'altro candidato accreditato, il sindaco di Ankara Mansur Yavas, si era ritirato in segno di solidarietà a Imamoglu. I cittadini che si sono recati alle urne hanno espresso il loro voto e poi si sono riversati in piazza Saraçhane, dove è salita sul palco la moglie di Imamoglu, Dilek, che ha ricordato a tutti cosa è accaduto: «Essere esposti all'ingiustizia provoca un dolore profondo. Conosciamo molto bene questo dolore. Le istituzioni dalle quali aspettiamo che emerga la verità ci hanno insegnato questo dolore. Si aspettano che restiamo in silenzio di fronte alle ingiustizie. Ma non accadrà».

Aggiunge un particolare elettorale ad una folla non più incredula, ma consapevole come altre del passato, ad esempio in Piazza Tienanmen o nel 1968 a Praga. Sei anni fa, quando il governo turco si rese conto che Imamoglu avrebbe vinto, smise di annunciare i dati del voto. Quella notte, racconta Dilek, Ekrem uscì allo scoperto e disse: «Non usurperò i miei diritti, né permetterò a nessuno di usurparli». Una svolta, prima della sua vittoria alle amministrative e prima della nuova strategia contro di lui. Accanto al pathos però c'è la burocrazia, o ciò che ne resta nel paese, a cui il gruppo di Imamoglu potrebbe appigliarsi per provare a non perdere in partenza una partita che sembra quasi compromessa. I suoi legali hanno annunciato ricorso contro la eventuale decisione di revoca della sua laurea alla Corte costituzionale e alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Tecnicamente l'arresto non impedisce la candidatura e la sua elezione a presidente (ieri, dal carcere sfidava il sultano facendo sapere «Non mi piegherà»), ma se verrà condannato per una qualsiasi delle accuse a suo carico, non potrà presentarsi dinanzi agli elettori.

Recep Tayyip Erdogan è presidente da 22 anni, ma a causa degli attuali limiti imposti dalla costituzione, fra tre anni non potrà ricandidarsi, a meno che non modifichi proprio la costituzione. Il procedimento normativo non è semplice, ma comunque possibile e necessita dei tempi tecnici necessari. È il tempo, dunque, il terzo giocatore in campo.

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