La situazione attuale a Zaporizhzhia è «insostenibile» e i bombardamenti in corso vicino all'impianto più grande d'Europa, da marzo in mano ai russi, rappresentano «una costante minaccia alla sicurezza nucleare». Non c'è ancora un'emergenza vera e propria, ma i continui attacchi di cui Russia e Ucraina si accusano a vicenda, l'ultimo dei quali nella serata di ieri, rischiano di provocare conseguenze radioattive importanti, visto che sono stati rilevati danni anche vicino ad uno dei reattori.
Non fa stare tranquilli il rapporto conclusivo di 52 pagine sulle condizioni di sicurezza della centrale scritto dagli esperti dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica al termine della loro missione. Una situazione definita molto «preoccupante» dagli ispettori dell'organismo delle Nazioni Unite, che necessita un «urgente bisogno» di misure per prevenire un incidente nucleare, a cominciare dall'istituzione immediata di una zona di sicurezza e protezione intorno alla centrale. Sono stati danneggiati, tra le altre cose, un serbatoio dell'olio di lubrificazione della turbina, i tetti di vari edifici, l'edificio speciale che ospita l'impianto di stoccaggio dei rifiuti radioattivi solidi, l'edificio per la formazione e il container in cui si trova il sistema di monitoraggio delle radiazioni. Alcuni lavori di riparazione sono stati già eseguiti ed altri sono in corso, sottolinea il team di esperti, ma c'è ancora molto da fare per mettere tutto in sicurezza. Mosca intanto continua a puntare il dito contro gli ucraini. Sarebbero i loro attacchi, dice, a mettere in pericolo la centrale. «Nelle ultime 24 ore, le forze armate ucraine hanno sparato 15 colpi di artiglieria contro la città di Energodar e il territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia», ha sottolineato il ministero della Difesa russo, secondo il quale tre proiettili sarebbero caduti sul terreno dell'impianto, uno dei quali sarebbe esploso nei pressi dei serbatoi di stoccaggio dell'acqua vicino al secondo reattore. Una potente esplosione sarebbe stata sentita dopo le 12 di ieri a Energodar e la città dove si trova l'impianto sarebbe rimasta senza acqua e corrente. In serata è stato il sindaco ucraino in esilio, Dmytro Orlov, a denunciare che i russi avevano nuovamente bombardato la città. Sempre nella regione di Zaporizhzhia, a Berdyansk, nel pomeriggio è esplosa un'autobomba che ha ferito gravemente il comandante russo nella città «occupata». Subito dopo ne è stata avvertita anche un'altra.
In trincea si fa sempre più evidente il riequilibrio delle forze in campo, con i militari ucraini che continuano a respingere gli attacchi russi nel Donetsk, dove i nemici stanno concentrando gli sforzi per stabilire il pieno controllo sul territorio di una regione in cui al momento hanno già preso alcuni distretti di Kherson, parte della regione di Kharkiv, di Zaporizhzhia e Mykolaiv. Non solo nel sud del Paese, ma anche nell'est e nel sud-est la controffensiva di Kiev starebbe dando i suoi frutti. L'esercito ha liberato diversi insediamenti sulla sponda occidentale del Dnepr e azioni di contrattacco sarebbero state avviate su diversi settori del fronte, tanto che l'alto consigliere presidenziale Oleksiy Arestovychh ipotizza che la posizione delle forze russe sulla riva destra del fiume entro un mese sarà «estremamente difficile». Le truppe di Kiev avanzano e guadagnano un avamposto anche a Luhansk, dove i soldati continuano a difendersi e a respingere gli attacchi. «Aspettiamo la de-occupazione», dice il governatore della regione, Serhiy Haidai.
L'intelligence britannica attribuisce la riduzione della capacità strategica delle forze armate di Mosca alla diminuzione dei droni tattici russi in volo sui territori ucraini per
individuare gli obiettivi da colpire con le bombe. La limitata disponibilità di veicoli senza equipaggio da ricognizione sta probabilmente peggiorando la consapevolezza tattica dei comandanti e ostacolando le operazioni di Mosca.
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