Toti pronto a parlare: "Chiarirò tutti i fatti". E toglie dal tavolo l'ipotesi dimissioni

Gli indagati sanno di essere intercettati. Fascicolo sul segreto violato

Toti pronto a parlare: "Chiarirò tutti i fatti". E toglie dal tavolo l'ipotesi dimissioni
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Come preannunciato nei giorni scorsi, Giovanni Toti ieri tramite il suo legale ha chiesto ai pm di farsi interrogare.

Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia per avere il tempo di studiare i faldoni che contengono le accuse di corruzione che lo hanno portato ai domiciliari, il governatore della Liguria si sente pronto a «spiegare una serie di fatti», chiarisce il suo difensore Stefano Savi. La strategia difensiva mira a farsi prima interrogare e poi a chiedere la revoca degli arresti domiciliari al gip. Di certo le dimissioni «non sono un tema finché non avrà la possibilità di chiarire», dice ancora l'avvocato. E la stessa premier Giorgia Meloni ieri è intervenuta sul caso: «Toti ha detto che avrebbe letto le carte e avrebbe dato le risposte. Aspettare quelle risposte e valutare penso sia il minimo indispensabile per un uomo che ha governato molto bene quella Regione».

La richiesta di farsi sentire arriva anche all'indomani dell'interrogatorio di Aldo Spinelli, lo "zar" della logistica del porto di Genova che secondo l'accusa avrebbe corrotto Toti con 75mila euro di finanziamenti, tutti tracciati, ai suoi comitati elettorali in cambio di presunti favori. Ai pm avrebbe detto di essere «stato preso in giro da Toti». «Non so cosa abbia detto Spinelli ieri - precisa Savi - ma se avesse detto che Toti ha fatto delle promesse e poi non le ha mantenute è la dimostrazione che non c'era collusione. Magari Spinelli aveva delle altre amicizie, degli altri canali. Comunque il presidente in questa vicenda ha agito soltanto per evitare che in porto nascesse l'ennesima guerra tra terminalisti, quindi nell'interesse pubblico».

La difesa passa non solo dalla rivendicazione della trasparenza dei soldi incassati, tracciati e pubblicati online, ma anche «dell'assenza di qualsiasi profitto o arricchimento personale». Toti resta convinto di poter chiarire che fossero leciti contributi e non mazzette. Nelle intercettazioni il governatore raccomandava alla sua segretaria, che interloquiva con gli uffici della società di Spinelli, di «mandare i documenti dove vogliamo che faccia un versamento, che lo fa normale, come tutti gli altri insomma». Come «tutti gli altri" bonifici con causale "erogazione liberale». Nonostante da tempo ci fossero voci insistenti su un'inchiesta in corso. Tanto insistenti che la Procura ha aperto un fascicolo per rivelazione di segreto d'ufficio, a carico di ignoti, per capire se ci sia stata una fuga di notizie sulle indagini. Si cerca cioè una presunta talpa. Sono le stesse intercettazioni ad aver rivelato l'ipotesi.

Un consigliere comunale nel settembre 2020 parlava così a Italo Maurizio Testa, indagato col fratello per corruzione elettorale aggravata: «Vedi che stanno indagando, non fate nomi e non parlate al telefono». E lui: «Lo so, non ti preoccupare, l'ho spento». Lo stesso Spinelli intercettato diceva: «Abbiamo i telefoni sotto controllo». Chi avrebbe rivelato l'esistenza dell'indagine? Una talpa tra gli investigatori?

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