Gli industriali bocciano il decreto Rilancio. "Non produce un impatto determinante"

I dubbi dell'Ufficio parlamentare di Bilancio su ecobonus e Cdp

Gli industriali bocciano il decreto Rilancio. "Non produce un impatto determinante"

«Se valutato rispetto all'esigenza di stimolare gli investimenti, dei quali stimiamo una caduta senza precedenti (-15,5%), aggravata dallo stock di invenduto e dal crollo dei fatturati, nonché di rilanciare la domanda interna, il decreto non sembra in grado di produrre un impatto determinante». Così il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, ha bocciato senza appello il dl Rilancio nel corso dell'audizione presso la commissione Bilancio della Camera. Frammentazione e tempi di attuazione rappresentano due nodi da sciogliere per Confindustria. «La parcellizzazione emerge anche dalla proliferazione dei fondi: sono in tutto 74, di cui 29 istituiti ex novo», ha sottolineato Panucci aggiungendo che per «molte delle misure adottate l'efficacia è subordinata a una laboriosa attività di implementazione, che passerà per circa 90 decreti attuativi». Di qui la richiesta di un percorso che conduca a una seria riforma fiscale e, soprattutto, l'auspicio di una pronta ritirata dello Stato dal capitale delle imprese, terminata l'emergenza.

Differenti ma ugualmente severe le critiche sollevate dall'Ufficio parlamentare di Bilancio, l'Authority di controllo sui conti pubblici. In particolare, nel mirino è finito l'ecobonus al 110% sulle ristrutturazioni. «L'entità della detrazione - ha spiegato il presidente dell'Upb Giuseppe Pisauro - riduce sensibilmente il conflitto di interessi tra fornitori e acquirenti sul costo degli interventi agevolati, avendo entrambe le parti convenienza a massimizzare la spesa». Altri dubbi sono stati espressi sul rifinanziamento della Cdp per iniettare liquidità nelle imprese. Si tratta di aumento del debito pubblico che, una volta terminata l'emergenza, richiederà attenzione.

Con un nulla di fatto si è concluso, invece, il vertice di governo sul dossier Autostrade. I capidelegazione della maggioranza assieme al premier Conte e ai ministri dell'Economia Gualtieri e delle Infrastrutture De Micheli non hanno trovato un punto d'incontro. I Cinque stelle, che ieri sera si sono riuniti nuovamente, spingono per la revoca della concessione alla società che fa capo alla famiglia Benetton, mentre il Pd e gli altri sono più favorevoli a un intervento pubblico con la riduzione della quota di Atlantia in Autostrade per l'Italia.

Sul

versante dl Imprese, infine, c'è da registrare l'approvazione di un emendamento di Fdi che consente per tutta l'emergenza la distribuzione dei farmaci dispensati dalle farmacie ospedaliere attraverso quelle convenzionate.

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