Le infermiere eroine salvano i bebè

Il gesto nel reparto maternità: tra le scosse, hanno protetto le culle dei neonati

Le infermiere eroine salvano i bebè
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«Com'è gonfia la strada, di polvere e vento», canterebbe Vinicio Capossela guardando il video della nursery di un ospedale di Taiwan durante il terremoto di magnitudo 7.2 che immortala il coraggio e la dedizione di tre infermiere, dimentiche del pericolo del terremoto che scuote le fondamenta dell'edificio, o forse sin troppo consapevoli di ciò che stavano rischiando mentre raccolgono intorno al loro le culle di una dozzina di bambini, loro sì ignari. Ovunque proteggi, sembra essere il loro mantra. Come il titolo della canzone, come un'ideale ninna nanna per quelle culle che nel video oscillano quasi dolcemente, protette dalle mani sapienti di queste tre eroine intente a fare quasi da scudo con i loro corpi, le loro braccia protese, con sguardi smarriti ma al tempo stesso attenti, come se immolarsi per quelle vite ancora in erba fosse parte del loro contratto morale. Non è un caso che quest'isola contesa tra Oriente e Occidente, in cui si mescolano sapienze buddiste-taoiste e capitalismi in salsa yankee, sia anche la culla dei nostri cellulari, che vedono la luce nella forma embrionale di un microchip. Eccola, la scossa che arriva a questa sonnolenta parte del mondo, che sembra aver dimenticato la magia dietro ogni nascita e lo sforzo per proteggerla. In Italia, in Europa e financo in Cina si fanno sempre meno figli, e un giorno il conto di questa emorragia sarà carissimo.

È l'effetto del benessere, di queste eterne giovinezze in cui la maternità è vista come una pietra d'inciampo, come una stagione infelice che è meglio rimandare, financo congelare (come gli ovuli) o scaricare su grembi altrui, da comprare o affittare. Proprio come un telefonino.

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