Innocente, in cella 20 anni per un refuso

Dietro le sbarre per una parola dialettale che gli investigatori hanno tradotto erroneamente

Innocente, in cella 20 anni per un refuso

Taranto - Incastrato dalle dichiarazioni di un pentito. Ma anche da una parola scambiata per un'altra, un termine dialettale da lui stesso utilizzato mentre parlava con la moglie. E così per oltre vent'anni Angelo Massaro, 50 anni, di Fragagnano, provincia di Taranto, è stato un detenuto in attesa di giustizia: lo hanno accusato e condannato per un omicidio che non ha commesso, è rimasto in cella professando inutilmente la propria innocenza ed è tornato in libertà soltanto ieri, quando la Corte d'Appello di Catanzaro lo ha assolto nel processo di revisione. «Sono felice, ma nulla potrà bilanciare le sofferenze che ho subito», dice adesso dopo l'ultima sentenza. «I suoi figli ora sono maggiorenni, ma quando fu portato in carcere il secondogenito aveva 45 giorni», dichiara il suo avvocato, Salvatore Maggio, che è riuscito a ristabilire la verità attraverso minuziose indagini difensive.Il dramma di Massaro comincia il 15 maggio del 1996, quando viene arrestato per l'omicidio di Lorenzo Fersurella, ucciso in un agguato a colpi di pistola, uno dei tanti regolamenti di conti che in quegli anni insanguinano la zona. Contro il 30enne ci sono non soltanto le parole di un collaboratore di giustizia, ma anche la trascrizione dell'intercettazione di un colloquio con la moglie. In quella conversazione il 50enne parla in dialetto. «Tengo stu muers», dice per indicare il materiale ingombrante agganciato al rimorchio della sua auto. Ma la frase viene scambiata per «stu muert». E siccome il cadavere della vittima è sparito, si rafforza tra gli inquirenti la convinzione della colpevolezza di Massaro. Il quale viene condannato a 24 anni, divenuti 30 per un cumulo di pena che comprende una condanna a 11 anni per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga. Il 30enne continua a proclamarsi innocente, scrive lettere al blog urladelsilenzio, lancia appelli al ministero della Giustizia, studia Giurisprudenza e sostiene tutti gli esami del primo anno: insomma non si arrende, tenta di individuare una strada per ribaltare un destino che pare inesorabilmente segnato; al suo caso si interessano i Radicali che presentano un'interrogazione parlamentare. Nel frattempo le dichiarazioni dei pentiti si accavallano. E c'è chi accusa Massaro di un altro omicidio: questa volta la Cassazione lo assolve. Rimane invece la condanna per il delitto Fersurella. L'uomo di Fragagnano passa da un carcere all'altro: La svolta arriva quando viene disposta la revisione del processo. La difesa deposita atti, intercettazioni, testimonianze. E alla fine riesce a dimostrare che al momento della scomparsa della vittima Massaro si trovava in un altro paese a colloquio con gli assistenti sociali. È il tassello decisivo, che smonta un mosaico processuale sbagliato e ristabilisce la verità. L'ultima sentenza è quella di assoluzione: Massaro è un uomo libero. «Adesso si sente un po' spaesato, il mondo è cambiato, gli gira la testa, ha paura», dice l'avvocato Maggio.

«Lui prosegue non è uno stinco di santo, ha i suoi trascorsi, ma posso dire con amarezza che c'è una persona che non ha commesso il grave reato per il quale era stato condannato e lascia le patrie galere dopo quasi 21 anni, dieci in più di quanti ne avrebbe dovuti scontare in seguito alla condanna per droga». La battaglia giudiziaria comunque non è conclusa. Adesso comincia quella per il risarcimento.

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