Intelligenza artificiale utile, ma non ci sostituirà

Attila Kiss: "Creato un business model unico". Cauli: "La Cina è avanti". Bai: "Finanziamenti ad hoc"

Intelligenza artificiale utile, ma non ci sostituirà
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Innovare è un obbligo, soprattutto per un settore che per vocazione abbraccia le ultime tendenze. Nell'epoca dell'Intelligenza artificiale, tuttavia, la moda italiana deve seguire i cambiamenti senza dimenticare la propria tradizione fatta di estro e artigianalità. Perché anche la tecnologia più performante «è uno strumento e non un fine». Sul punto hanno concordato Maurizio Bai (Vice Direttore Generale Vicario Banca Monte dei Paschi di Siena), Ivano Cauli (Innovation Director Pitti Immagine) e Attila Kiss (Ad Gruppo Florence), intervenuti ieri all'evento fiorentino organizzato da Il Giornale e dedicato proprio alla moda. «Oltre all'innovazione di prodotto, dobbiamo parlare anche di quella dei servizi. È anche fondamentale migliorare i processi per aumentare le performance e l'efficienza, così da offrire ai brand del lusso un prodotto sempre migliore», ha affermato Attila Kiss nel panel condotto da Hoara Borselli. «Noi nasciamo innovativi perché abbiamo creato una governance e un business model unici, è proprio grazie alla nostra struttura che possiamo continuare a fare innovazione di prodotti, servizi e processi», ha aggiunto. Le migliorie tecnologiche generano valore e attirano capitali, come sottolineato anche Maurizio Bai di Mps. «Le banche sanno che la moda accelera l'innovazione, ma sono anche molto attente al tema dei consumi e della sostenibilità, che è un fattore attrattivo per il cliente. Vengono studiati finanziamenti ad hoc soprattutto per i progetti di filiera, a partire dagli artigiani. Noi come banca dei mestieri sentiamo molto questo tema. Poi ci sono anche finanziamenti alle grandi aziende. Le banche sono agevolatrici di questi processi». A Firenze si è poi parlato specificamente di Intelligenza artificiale, strumento che già oggi viene adottato nel settore moda.

«Pitti utilizza l'intelligenza artificiale per aiutare i buyers e per creare i giusti incontri tra chi presenta la collezione e il mercato. Il punto focale è legato però alla competenza necessaria a maneggiare i dati, che consentono anche di personalizzare la comunicazione verso il cliente», ha spiegato Ivano Cauli, evidenziando sia le opportunità sia i limiti della nuova tecnologia. «L'AI ha osservato - è uno strumento potentissimo che va messo a capitale come asset per la propria azienda. Ma va addestrata correttamente nella relazione con il cliente finale per non correre il rischio della disumanizzazione».

La tecnologia non va dunque temuta, ma messa a servizio della filiera italiana per vincere le sfide competitive. Con una consapevolezza: l'Intelligenza artificiale può dare nuova forza ai nostri marchi, ma «sul processo creativo il fattore umano farà ancora la differenza».

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