Intesa lancia l'Opa su Ubi Nasce la superbanca europea

L'offerta annunciata nella notte di lunedì per evitare fughe di notizie. L'operazione prevede scambio di titoli

Intesa lancia l'Opa su Ubi Nasce la superbanca europea

Un'offerta «non concordata ma, da parte nostra, amichevole» e che «sarebbe un peccato non fosse amichevole». È con questo strano gioco di parole che Carlo Messina, ad di Intesa Sanpaolo, ha presentato ieri pomeriggio l'offerta da 4,9 miliardi su Ubi, ex single d'oro di Piazza Affari. Il fatto è che l'annuncio della proposta è arrivato alle 23.36 di lunedì notte, a poche ore di distanza dalla presentazione del piano industriale triennale di Ubi. Lo stesso ministro dell'Economia Roberto Gualtieri sarebbe stato avvertito intorno alla mezzanotte.

Una tempistica curiosa per una operazione definita «amichevole» almeno nelle intenzioni e supportata da ripetute attestazioni la stima verso il management di Ubi. I vertici di Ubi, stando alle parole del banchiere, una volta avvisati avrebbero avuto una reazione «molto signorile» ma, forse, il rinvio dell'annuncio dell'offerta a un'altra data, avrebbe forse potuto essere ritenuta più «amichevole».

Non solo. In questo apparente cortocircuito nelle comunicazioni, la stessa Intesa Sanpaolo aveva in agenda per ieri mattina un incontro con la stampa annullato alle prime luci dell'alba. A spingere la Ca' de Sass all'annuncio a sorpresa potrebbe essere stato il ricordo ancora vivo dell'operazione su Generali di tre inverni fa, un'acquisizione bruciata a causa delle indiscrezioni di mercato. Un rischio che questa volta Intesa potrebbe aver deciso di non accollarsi anche a costo di rivelarsi un po' meno «amichevole». Ubi, ufficialmente, era data dai broker come promessa di Banco Bpm o Bper, ma del possibile fidanzamento si parlava da troppi anni in Piazza Affari per scatenare il rialzo del 20% circa messo a segno dall'istituto bergamasco tra il 3 e il 14 febbraio. Un campanello d'allarme che potrebbe aver convinto l'istituto milanese a uscire allo scoperto evidenziando inoltre, che al di là delle intenzioni «amichevoli» e non certo ostili, all'acquisizione «ci si può arrivare in modo più o meno amichevole».

«Questo non è un merger of equal, è un'acquisizione» ha spiegato Messina dicendosi fiducioso di un esito favorevole tanto più che «la maggioranza del capitale di Ubi Banca è in mano a investitori internazionali (il 5,1% del capitale è in mano a Silchester Int. e il 4,8% a Hsbc, ndr)». L'obiettivo è la creazione «di un campione italiano che rimarrà tale per sempre con una forte base azionaria italiana». Un futuro colosso da 48 miliardi di capitalizzazione, con una quota di mercato pari al 20% circa in tutti i principali ambiti bancari, custode di 1100 miliardi di risparmi e con oltre 6 miliardi di utili stimati nel 2022. «Escludo una fusione cross border europea perché non può creare valore sufficiente per sostenere l'operazione» ha ribadito Messina motivando la scelta di Ubi oltre che per le sinergie (a regime, dal 2024, sono stimate in 730 milioni all'anno) anche per le affinità valoriali.

L'offerta pubblica è in titoli (Ops) e l'auspicio della banca milanese è quello di gestire per fine luglio l'operazione, condizionata all'adesione di almeno il 66,67% del capitale di Ubi (ma Intesa si riserva di valutare l'efficacia in caso di una adesione comunque superiore al 50% del capitale di Ubi).

Più in dettaglio Intesa Sanpaolo ha messo sul piatto 17 sue nuove azioni ogni dieci titoli Ubi con ipotetica diluzione per gli azionisti attuali della Ca' de Sass pari al 10% e invece una valorizzazione del gruppo bergamasco pari a 4,9 miliardi, il 28% in più rispetto alla chiusura di venerdì scorso, pari a di 0,6 volte il patrimonio tangibile e 12 volte gli utili attesi a fine anno. «Il prezzo è equo» ha ribadito Messina sottolineando che non modificherà in corsa le condizioni della proposta. E in Piazza Affari i titoli hanno festeggiato l'annuncio: Intesa ha chiuso la seduta a 2,6 euro (+2,3%) e Ubi è volata a 4,31 euro (+23,5%).

Qualora l'acquisizione abbia successo, è poi previsto il delisting di Ubi e l'eliminazione del marchio bergamasco. Le nozze, per cui si calcolano costi di integrazione pari a 1,27 miliardi, porteranno all'uscita di 5mila dipendenti parzialmente compensati dall'assunzione di 2500 giovani.

In caso di esito positivo, per ovviare a eventuali problemi di concentrazione, Intesa Sanpaolo ha già raggiunto un accordo con Bper per la cessione di 400/500 filiali nel Nord Italia e con UnipolSai per le compagnie di bancassurance di Ubi. Da Bergamo intanto tutto tace. Si parla di un cda straordinario chiamato a pronunciarsi sull'offerta in agenda per oggi.

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