Simonetta De Guz: "Io prima così alta in grado. Diventi la normalità"

La generale di Divisione Simonetta De Guz comanda i carabinieri forestali Lazio: "L'Arma al passo coi tempi"

 Simonetta De Guz: "Io prima così alta in grado. Diventi la normalità"

«Sono soddisfatta di quanto ho realizzato, molto appagata della mia vita professionale e il conseguimento di questa promozione rappresenta il riconoscimento di un percorso costruito con impegno e senso del dovere. Tra un paio d'anni andrò in pensione e allora mi piacerebbe dedicarmi al volontariato sociale e aiutare chi ha veramente bisogno».

C'è stato un tempo (ma era ancora una bambina) in cui ha sognato persino di diventare giornalista. La vita l'ha portata altrove, ma le cose tutto sommato non le sono andate affatto male, visto che adesso è un alto ufficiale delle forze armate. Anzi: il più in alto. Simonetta De Guz, 63 anni, appartenente ai Carabinieri Forestali, dopo una carriera d'eccellenza è infatti la prima donna a essere stata nominata Generale di Divisione nelle forze armate italiane. Un onore, ma soprattutto un merito che corona una vita professionale senza svolazzi né rumore, attraversata però con caparbietà, senza mai mollare, fino alla vetta. Comandante della Regione Carabinieri Forestali «Lazio», De Guz ha l'inflessione vocale dolce di chi non si esalta, ma neanche si lascia scoraggiare facilmente. E adesso la notorietà e la tanta curiosità creatasi intorno a lei, al carattere simbolico che la sua nomina riveste, la trova un po' «fuori allenamento».

Non è abituata a stare sotto i riflettori...

«Mi hanno fatto enormemente piacere le numerose attestazioni di affetto e stima anche da parte di chi, in vario modo, ha condiviso un piccolo segmento della mia vita professionale. Sento forte l'attenzione, l'interesse per questo traguardo che non è più soltanto il mio. Mi auguro soltanto che da tutto questo derivino vantaggi concreti per le altre donne».

Ad esempio?

«Vorrei che si aprisse questa frontiera, questa nuova stagione in cui non ci si stupirà più tanto che una donna sia arrivata a un livello apicale e quindi diventi abbastanza scontato e normale che possa raggiungere un traguardo del genere».

Com'è stata la sua esperienza in un ambiente prettamente maschile com'è quello delle forze armate?

«Il rapporto con gli uomini sul lavoro è sempre stato paritario, basato sul rispetto reciproco pur nella diversità di ruoli e gradi rivestiti».

È stata fortunata.

«Sì, ho avuto la fortuna d'incontrare sul mio cammino solo uomini intelligenti e sensibili, che non mi hanno fatta mai sentire discriminata come donna. Del resto io penso che professionalmente non ci siano differenze tra uomini e donne. L'Arma dei carabinieri ha dimostrato di essere al passo con i tempi, le donne hanno già raggiunto ruoli di vertice, distinguendosi per professionalità ed eccellenza».

Ci spieghi.

«Secondo me noi donne dobbiamo lavorare sodo, con serietà, intelligenza e impegnandoci sempre al massimo. Forza di volontà, caparbietà, tenacia e determinazione però non sono appannaggio esclusivo nostro, delle donne, come non lo sono la sensibilità o la capacità e la voglia di approfondire gli argomenti. La mia esperienza parla da sola: io ho avuto a che fare con uomini, superiori e non, tutt'altro che superficiali».

Del resto il suo miglior alleato è proprio un uomo, suo marito Marco, anche lui nell'Arma dei carabinieri.

«Il suo supporto è stato fondamentale, anche a livello di comprensione e condivisione lungo un percorso così lungo e articolato. Anche quando i miei impegni incidevano inevitabilmente sulle esigenze familiari Marco era dalla mia parte, mi ha compreso, non mi ha creato problemi. È un appuntato scelto qualifica speciale, ma tra noi non c'è mai stata competizione. Ci siamo conosciuti sul lavoro, quando io sono stata assunta nel 1994 e ci siamo sposati nel 1999. L'anno scorso abbiamo festeggiato 25 anni di matrimonio. Non abbiamo avuto figli, ma siamo ugualmente molto felici».

Ci parli un po' del suo lavoro e dei Carabinieri Forestali.

«L'Arma dei Carabinieri è oggi la Polizia ambientale più grande d'Europa, per competenza e struttura. Al suo interno si colloca la Specialità Forestale, con un ruolo strategico di primo piano nella Sicurezza ambientale, realizzata attraverso la tutela e la salvaguardia del patrimonio ambientale italiano, straordinariamente ricco di biodiversità animale e vegetale. Noi Carabinieri Forestali, grazie alla presenza capillare sul territorio, anche nei Parchi Nazionali, svolgiamo un'attività sia di prevenzione che di repressione degli illeciti ambientali, contrastando principalmente fenomeni come i tagli forestali illegali, gli incendi boschivi, i reati in danno degli animali, gli inquinamenti, l'abusivismo edilizio e la gestione illecita dei rifiuti».

Com'è il rapporto con sua sorella Daniela, tenente colonnello anche lei nei Carabinieri Forestali?

«Sono la secondogenita di tre figli e legata a Pierluigi, ingegnere ora in pensione, e a Daniela da un profondo affetto che ci ha sempre aiutato a superare i momenti difficili. Con Daniela la condivisione di valori comuni ci ha portato a percorrere strade parallele, dimostrando che la vocazione per il servizio pubblico e la salvaguardia dell'ambiente possono essere trasmesse attraverso l'esempio e l'impegno concreto».

Lampante è la sua ispirazione ai valori umani e sociali più veri e alti, come se li avesse scolpiti dentro. È vero?

«Provengo da una famiglia semplice e unita, onesta e molto stimata. Papà era un geometra, consulente tecnico d'ufficio in tribunale e aveva diverse passioni, lo sport in particolare; la mamma era una parrucchiera a Fiuggi. I miei genitori hanno sempre avuto molta fiducia in me e mi hanno trasmesso forza e valori etici fondamentali, come la dedizione al lavoro, l'onestà e generosità. Hanno fatto una vita di sacrifici per consentire a noi tre fratelli di laurearci, hanno rinunciato a loro stessi per noi».

Qual è stata dal punto di vista professionale finora la sua sfida più impegnativa?

«L'esperienza in Lombardia è stata straordinaria, molto stimolante ma anche impegnativa. Sono arrivata nel 2014, appena nominata dirigente superiore e mi sono trovata a gestire tutti i servizi per Expo 2015 di competenza del Corpo Forestale dello Stato, un evento straordinario che per me ha rappresentato il battesimo del fuoco. Fino ad allora ero stata impegnata e impiegata in incarichi di carattere burocratico amministrativo. Da lì però è nata una esperienza professionale che mi ha fatto crescere sul campo perché mi sono cimentata in sfide di vario genere mai affrontate fino a quel momento: ho dovuto occuparmi della tutela dei boschi e delle foreste, ma anche dei rifiuti, delle varie forme di inquinamento».

Ha dei modelli di riferimento?

«Modelli virtuosi per me sono Rita Levi-Montalcini e Margherita Hack, il presidente della Repubblica Sandro Pertini e il vice brigadiere dell'Arma dei Carabinieri Salvo d'Acquisto di cui il Santo Padre ha appena avviato la beatificazione».

E adesso? Che farà?

«Impiegherò le mie energie per orientare e guidare i Carabinieri Forestali, cercando di migliorarne le performance operative, al servizio dello Stato e a beneficio della collettività».

Nel tempo libero?

«Qualche bel viaggio con mio marito».

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