
Volodymyr Zelensky prova ad allargare la forchetta dei partecipanti ai colloqui di pace: «Siano equi, includano l'Unione europea, il Regno Unito e la Turchia, qualsiasi negoziato per porre fine alla guerra non avvenga alle spalle degli attori chiave». Auspicio formulato ieri ad Ankara dal presidente ucraino, che dopo aver condannato i colloqui Usa-Russia ospitati dall'Arabia saudita («L'abbiamo saputo dai media», ha confessato in conferenza stampa con l'omologo turco Erdogan) torna a guardare a Bruxelles, concordando con i sauditi di rinviare il suo viaggio fino al 10 marzo.
A Riad, Zelensky era atteso oggi. Estromesso dal tavolo dalla conventio ad excludendum orchestrata dal tandem russo-americano, ha annullato la tappa; anche a fronte dei nuovi segnali di vita diplomatica giunti dall'Europa. L'occasione del contropiede la offre ancora una volta Parigi. Macron prova a rimodellare il formato messo in piedi in fretta e furia lunedì; monco quanto a «voci». Stavolta il presidente francese estende l'invito convocando per oggi anche il Canada, partner Nato. Poi la Norvegia, i tre Paesi baltici, Repubblica ceca, Grecia, Finlandia, Romania, Svezia e Belgio. Alcuni solo in videoconferenza. Ma è considerato imperativo dar vita a un coro europeo rispetto a un'America che pare sorda e cieca, salvo sprazzi del segretario di Stato Usa Rubio: «Anche l'Europa ha imposto sanzioni» a Mosca, ha spiegato ieri, «quindi anche l'Europa dovrà sedersi al tavolo dei negoziati» sull'Ucraina.
Proprio sulla via delle sanzioni, insiste per ora l'Ue. Qui, sì: compatta nonostante lo scetticismo di Orbán. Il sedicesimo pacchetto punitivo sarà adottato entro la prossima settimana, ha detto ieri il ministro delle Finanze della Polonia, che guida il semestre del Consiglio dell'Ue. Sforzi ieri all'Ecofin, senza nascondere malfunzionamenti in questi tre anni: ogni volta che implementiamo, ci sono nuove elusioni, ha ammesso il ministro Domansk, «ma vediamo sempre più prove che l'economia russa non è così forte». Avanti dunque: «Anche se gli Stati Uniti dovessero revocare le proprie», ha confermato il Commissario Dombrovskis.
Stavolta saranno prese di mira apparecchiature per videogiochi, come la Xbox di Microsoft o la PlayStation di Sony, le cui console possono essere utilizzate a scopi bellici per pilotare i droni. Per il ministro degli Esteri francese Barrot, «otterremo la pace solo attraverso la pressione, continueremo ad appesantire il costo della guerra di Putin». Il Vecchio Continente resta però relegato alla finestra dei colloqui. Von der Leyen ieri ha visto Kellogg, inviato Usa per l'Ucraina. Nulla più di dichiarazioni d'intenti per «contribuire a una pace duratura» e difesa «dell'integrità territoriale dell'Ucraina». Stessa musica dal N.1 del Consiglio europeo Costa.
Ha invece alzato la voce il candidato cancelliere della Cdu-Csu, Merz, lasciando intendere che, se sarà lui a guidare la Germania, non lascerà fare al solo Macron: «Berlino deve assumere un ruolo di leadership e garantire di non sedersi al tavolo dei bambini, un giorno dovremo fare un serio tentativo per ripristinare un buon rapporto con la Russia». L'Europa, filtra da Palazzo Chigi, per ora punta a un accordo duraturo basato «su garanzie di sicurezza» per Kiev e ad «aumentare gli investimenti» nella Difesa. Il presidente polacco Duda, dopo un faccia a faccia con Kellogg, dice d'aver avuto «assicurazione» che gli Usa non ridurranno la presenza militare nel Vecchio Continente, ma quasi tutte le cancellerie insistono per riarmarsi e investire di più: «Proposte concrete in arrivo», ha confermato Dombrovskis. Il premier francese Bayrou è tranchant: «Per la prima volta dal 1945, la guerra può arrivare sul suolo europeo, siamo in un contesto Anni '30, con iceberg che ci arrivano in faccia». Tira le somme il ministro degli Esteri Tajani, riducendo a «pourparler tra americani e russi» l'incontro a Riad. «Non c'è nessun negoziato operativo, non si può fare un trattato senza ucraini ed europei».
Il vertice all'Eliseo? «Interlocutorio, ora bisogna essere pragmatici e uniti, tutti i 27 insieme». Con l'alert di Kiev: i colloqui di Riad non fanno altro che «alimentare l'appetito» di Putin. E la promessa, per Zelensky, di un incontro con Kellogg.
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