Iraq, Trump si gioca il jolly. Ridotto il contingente militare

Rimpatriati 2.200 soldati da Bagdad, come nel 2015. Atteso a giorni un annuncio simile sull'Afghanistan

Iraq, Trump si gioca il jolly. Ridotto il contingente militare

Donald Trump porta avanti la promessa fatta agli americani e riduce drasticamente il numero delle truppe statunitensi in Irak. Il presidente ha deciso di tagliare gli uomini sul terreno da 5.200 a 3.000 entro fine settembre, riportando il numero delle forze nel paese all'incirca ai livelli del 2015, nella fase iniziale della campagna contro lo Stato Islamico. Ad annunciarlo è stato il generale Frank McKenzie, che guida il comando centrale dell'Esercito: «Questa presenza ridotta ci consente di continuare a consigliare e assistere i nostri partner iracheni per cercare di assicurare la sconfitta duratura dell'Isis», ha detto, sottolineando come «la decisione è dovuta alla nostra fiducia nella maggiore capacità delle forze di sicurezza irachene di operare in modo indipendente». E nei prossimi giorni è attesa una decisione simile per le forze in Afghanistan.

A otto settimane delle presidenziali di novembre, il tycoon vuole mantenere l'impegno di cessare le «guerre americane senza fine» e riportare in patria le truppe. L'obiettivo è quello di ritirare i soldati dalle missioni dove gli Usa hanno avuto più perdite, ma anche di assestare un colpo ai generali, dopo che martedì ha accusato i vertici del Pentagono di voler intraprendere conflitti per far contente le aziende della difesa. «I vertici al Pentagono probabilmente non mi amano perché non vogliono altro che combattere guerre, così tutte quelle meravigliose società che fanno bombe, aerei e tutto il resto rimangono contente», ha affermato. Dopo la decisione di Trump, un funzionario della Nato ha commentato: «Siamo impegnati nella nostra partnership con l'Irak nella lotta al terrorismo. Gli ultimi mesi sono stati difficili per la pandemia globale, ma nonostante queste circostanze la nostra missione va avanti e pianifica il futuro, insieme ai nostri partner iracheni». «Ci impegniamo a rafforzare la nostra cooperazione, ad aiutare l'Irak a costruire forze e istituzioni di sicurezza più forti, a prevenire il ritorno dell'Isis, a stabilizzare il loro paese e a combattere il terrorismo», ha aggiunto.

Intanto, il presidente americano è stato proposto per il premio Nobel per la Pace 2021 per il ruolo di mediazione svolto nell'accordo di pace tra Israele e Emirati Arabi Uniti. «Penso che Trump abbia compiuto più sforzi di qualunque altro candidato per creare pace tra le nazioni», ha detto il parlamentare norvegese Christian Tybring-Gjedde, che lo ha formalmente nominato. E The Donald, da parte sua, ha ritwittato diversi messaggi con la nomina al Nobel, un riconoscimento che ha sempre agognato, soprattutto dopo che è stato assegnato al suo predecessore Barack Obama.

Intanto, negli Usa, è avvenuto un nuovo scioccante episodio che vede coinvolta la polizia. Stavolta a farne le spese è stato Linden Cameron, un tredicenne che soffre della sindrome di Asperger, a West Valley City, alla periferia di Salt Lake City, Utah.

La madre Golda Barton ha chiamato il 911, il pronto intervento statunitense, perché il figlio era in preda ad una crisi: voleva portarlo all'ospedale e ha chiesto alle forze dell'ordine di inviare un team ad hoc in grado di aiutarla a gestire la situazione.

Gli agenti giunti sul posto hanno intimato al

ragazzo di mettersi a terra, e visto che lui non li ha ascoltati, hanno aperto il fuoco, colpendo il teenager diverse volte. Ora il 13enne è ricoverato con ferite all'intestino, alla vescica, a una spalla e a una caviglia.

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