«Alcuni scalzi, altri senza neanche indumenti intimi». Rompe in un pianto un poliziotto, ripensando ai bimbi che ha visto sbarcare. Da giorni è impegnato con il suo reparto sul fronte Lampedusa e lavora sodo. Nervi saldi, forza di volontà e senso del dovere caratterizzano le forze dell'ordine in turni stremanti e imprevedibili. Perché gli arrivi sono troppi. Incontenibili. Sull'isola si è riversata una marea umana e non sono mancati momenti di tensione perché i migranti vogliono essere trasferiti su terraferma e, soprattutto, hanno fame e sete.
La Croce Rossa, che gestisce l'hotspot, si occupa della distribuzione delle derrate alimentari, un momento difficile, visto che, all'arrivo dei pasti, la gente si accalca, spinge, vuole assicurarsi il cibo. Così molti, troppi, lasciano la struttura di primissima accoglienza e vanno in giro per l'isola. La gente è fortemente provata. È da prima dell'arrivo dell'estate che a Lampedusa si sbarca senza tregua, e negli ultimi giorni si è scatenato l'inferno. Ma, nonostante tutto, la gente non perde la sua umanità. È bastato che un poliziotto, toccato dalle condizioni dei bambini, prendesse l'iniziativa di raccogliere abiti, scarpe e giochi, che i suoi colleghi del nascente commissariato dell'isola e la gente del posto si sono fatti coinvolgere attivamente. In poche ore Lampedusa si è illuminata del sorriso di bimbi felici di indossare un paio di scarpine, di giocare col pallone, di indossare un jeans. «Grazie Lampedusa!» dicono tre fratellini sorridenti. E anche la mamma sorride, vedendo i propri figli al sicuro, in un Paese che, pur nella difficoltà, dà sempre il meglio di sé. Alcuni lampedusani parlano di voler organizzare una protesta per i troppi migranti in giro per l'isola, ma è con l'Ue che se la prendono: «Non abbiamo nulla contro questa povera gente arrivata sull'isola! si legge in un post su Facebook di un'isolana -. Io non ho dimenticato i duri mesi del 2011! Siamo sempre stati solidali e disponibili ai bisogni altrui. Noi bocciamo la Ue totalmente assente!». Assente non certo a parole. Queste, però, non essendo seguite dai fatti, fungono tanto da ipocrita pacca sulla spalla all'Italia. Che si rimbocca giorno per giorno le maniche, mentre di redistribuzione dei migranti su base obbligatoria nei diversi Stati membri non se ne parla neanche per idea. La gente, intanto, continua ad aiutare. Come il vigile del fuoco Antonello Di Malta che, aperto il portone di casa per andare a cena da amici, si è ritrovato una decina di giovani del Burkina Faso. Avevano scavalcato la recinzione dell'hotspot per andare a procurarsi un pasto. Antonello è rientrato in casa con la madre, e ha preparato una spaghettata. «Abbiamo mangiato tutti insieme. Avevano una fame pazzesca racconta -. Questa cosa la stanno facendo quasi tutti i lampedusani. I miei ospiti mi hanno raccontato di essere originari del Burkina Faso, di essere partiti da Sfax per un viaggio di 4 giorni. Alcuni erano arrivati ieri mattina, altri erano qui da due giorni». Sono i sorrisi a ripagare i lampedusani, quelli che resteranno indelebili nei loro ricordi, quelli immortalati nei video dei bimbi che ringraziano. E poi c'è, nero su bianco, una lettera ai medici: «Vi ringraziamo molto per le cure nei nostri confronti e per la vostra ospitalità. Vi siamo molto grati e speriamo di non essere stati un peso per voi».
L'hanno scritta ai sanitari del reparto di Nefrologia dell'ospedale Civico di Palermo due nordafricani, sbarcati mesi fa a Lampedusa. Facendo la dialisi già in Africa, sono arrivati in condizioni precarie. Curati, sono stati dimessi. Andranno in una casa famiglia adiacente all'ospedale per proseguire la dialisi in attesa di un trapianto.
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