È di 29 morti il bilancio aggiornato dell'attacco aereo condotto sabato da Israele su un edificio del quartiere operaio di Basta al-Fawqa, nel centro di Beirut. I feriti sono 67 ma il conto potrebbe aggravarsi nelle prossime ore. «Le macerie vengono ancora rimosse dal sito dell'attacco», si legge nel comunicato del ministero della Salute del Libano. Il primo ministro ad interim del Libano, Najib Mikati, ha condannato l'ultimo attacco definendolo un assalto agli sforzi per il cessate il fuoco guidati dagli Stati Uniti e un «messaggio diretto e sanguinoso che rifiuta tutti gli sforzi e i contatti in corso» per porre fine alla guerra. Secondo gli osservatori il raid di sabato si inserisce nella strategia di Tel Aviv di cercare di creare una zona cuscinetto di fatto spopolata nel Libano meridionale allo scopo di ridurre al minimo i rischi di attacchi transfrontalieri di Hezbollah nel nord di Israele. Oltre una dozzina di villaggi di confine sono già stati distrutti per due terzi, mentre l'analisi dei dati indica anche una vasta distruzione nell'area di frontiera. Ieri la reazione di Hezbollah si è materializzata con 185 razzi e altri proiettili lanciati contro Israele, che hanno provocato 7 feriti, di cui uno piuttosto grave. Molti dei proiettili sono stati intercettati (nella foto un artificiere israeliano in azione) e le sirene antiaeree hanno risuonato in diverse aree del centro e del nord di Israele.
Si tratta del più pesante bombardamento del gruppo libanese da diversi giorni. Ieri a Beirut è arrivato in visita l'alto rappresentate per la politica estera dell'Ue Josep Borrell, che ha lanciato un appello a un «cessate il fuoco immediato» come «sola strada possibile».
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