Il governo israeliano è diviso tra gli interventisti che vogliono colpire duramente l'Iran, e chi non vuole compromettere il sostegno della comunità internazionale. Mentre Benjamin Netanyahu inizia a temere un'accelerazione di Benny Gantz, che da un lato si pone come interlocutore degli Usa, sempre più frustrati dalla gestione dell'attuale premier, e dall'altro rischia di scippargli il ruolo di falco. Il gabinetto di guerra si è riunito nuovamente ieri per valutare la possibile reazione all'attacco di sabato notte, e ha già esaminato «diverse opzioni», ognuna delle quali rappresenterebbe «una risposta dolorosa» per gli iraniani, è stato spiegato, pur assicurando che non c'è il rischio di scatenare «una guerra regionale».
Israele risponderà all'attacco «nel momento e nel luogo» che riterrà opportuni, collaborando con gli Stati Uniti «per costruire un'alleanza globale e regionale contro Teheran», ha ribadito il ministro del gabinetto di guerra israeliano Gantz, affermando che «l'Iran è un problema globale e regionale, e anche una minaccia per Israele. Per questo il mondo dovrebbe agire militarmente contro la Repubblica Islamica e imporre sanzioni per fermare la sua aggressione». Gantz ha spiegato di averne discusso ieri con «alti funzionari dell'amministrazione americana, e che Israele lavorerà insieme a loro per promuovere tale approccio», mentre dalla riunione del Gabinetto di guerra filtra che Israele ha deciso «come colpire ma non quando». Anche il ministro degli Esteri Israel Katz ha esortato «32 paesi» a imporre sanzioni all'Iran in relazione al suo programma missilistico e a designare il Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica (i Pasdaran) come organizzazione terroristica. La segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen, ha assicurato che gli Stati Uniti «non esiteranno» a infliggere sanzioni economiche a Teheran e ha parlato di azioni nei prossimi giorni. Dall'Ue, invece, l'alto rappresentante Josep Borrell ha detto che «alcuni Stati membri hanno chiesto di espandere il regime di sanzioni applicato all'Iran».
L'apparato di difesa di Tel Aviv, intanto, preme per una risposta militare contro Teheran, e Netanyahu sembra deciso ad appoggiarlo secondo quanto rivelato da fonti informate ad Haaretz. Ma la forte pressione internazionale su Israele avrà effetti sulla decisione, e proprio in vista di ciò, se c'è una finestra per compiere l'attacco si chiuderà tra pochi giorni. Gli Usa, comunque, si aspettano che l'eventuale risposta militare dell'alleato sarà di portata limitata, come ha detto alla Cnn un alto dirigente dell'amministrazione di Joe Biden. Stando ad una seconda fonte, informazioni di intelligence suggeriscono che Israele sta valutando un attacco ristretto e limitato all'interno dell'Iran, anche se non ha dato a Washington un avvertimento ufficiale su quali potrebbero essere i suoi piani e quando potrebbero realizzarsi. «Speriamo che ci diano qualche avvertimento in modo da essere pronti a proteggere il nostro personale, non solo militare ma anche quello diplomatico in tutta la regione», ha aggiunto la fonte, ammettendo tuttavia che «non c'è alcuna garanzia che ci avvertiranno, e sanno che se ci avvisano probabilmente registreremo nuovamente la nostra obiezione a qualsiasi cosa stiano per fare».
Ieri, nel
frattempo, l'Idf ha annunciato di aver «colpito ed eliminato Ismail Yusaf Baz, comandante degli Hezbollah nell'area di Ain Ebel in Libano», che avrebbe organizzato e programmato diversi attacchi terroristici contro Israele.
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