Italia e Germania attendiste: troppi rischi per l'economia. E Putin vede i big degli affari

La teleconferenza è fissata per questa mattina: a Mosca Vladimir Putin, forse con un paio di suoi ministri; tra Milano e Roma una ventina di pezzi grossi dell'economia italiana

Italia e Germania attendiste: troppi rischi per l'economia. E Putin vede i big degli affari

La teleconferenza è fissata per questa mattina: a Mosca Vladimir Putin, forse con un paio di suoi ministri; tra Milano e Roma una ventina di pezzi grossi dell'economia italiana. La lista non è ufficiale ma dovrebbero esserci i vertici di Enel e Snam, Marco Tronchetti Provera per Pirelli, il numero uno di Unicredit Andrea Orcel, Guido Barilla per la società di famiglia. Organizzatore e padrone di casa, sia pure virtuale, sarà il presidente della Camera di Commercio Italo-russa, Vincenzo Trani, noto anche per aver chiamato l'amico Matteo Renzi nel cda di Delimobil, società di car-sharing attiva nell'est europeo e candidata alla quotazione a Wall Street (poi rimandata a data da destinarsi).

È stato Trani, da anni ben introdotto nei meandri del potere russo, a chiedere qualche mese fa un incontro all'inquilino del Cremlino. Non era mai successo a una Camera di Commercio italiana: si parlerà di strategie e di possibilità di business per le aziende della penisola. Ma, visto il momento, anche di tensioni politiche e del pericolo di sanzioni.

Secondo i dati della Camera di Commercio nel 2021 l'interscambio tra Russia e Italia segna un aumento del 43,89% rispetto allo stesso periodo del 2020, e i dati proiettati sull'intero anno fanno pensare un ritorno ai livelli pre-crisi.

Ma l'eco di un possibile conflitto tra Russia e Ucraina ha già fatto sentire i suoi effetti: gli investitori internazionali sono in fuga da bond e mercati russi. Uno dei partecipanti all'incontro di oggi, Andrea Orcel di Unicredit, aveva preso in esame l'ipotesi di una acquisizione a Mosca, quella di Otkritie Bank, controllata dalla banca centrale. L'idea non è piaciuta alla Borsa che negli ultimi giorni ha penalizzato il titolo dell'istituto italiano: troppo alto il rischio di andare a infilarsi in un mare di guai. A scanso di equivoci, Unicredit ha fatto trapelare un paio di giorni fa di aver rinunciato all'idea.

È possibile, anzi probabile, che l'attenzione di Putin faccia parte di un tentativo di sensibilizzazione nei confronti della comunità degli affari nella Penisola. Insieme alla Germania, l'Italia è il partner occidentale che si muove con più cautela sul fronte delle reazioni economiche a un eventuale attacco di Mosca contro Kiev. Il presidente russo vuole probabilmente fornire nuovi argomenti ai sostenitori della prudenza. Un modello, quello dell'attendismo, perfettamente incarnato in questo momento da Berlino. Il cancelliere Olaf Scholz avrebbe addirittura rifiutato (lo scrive Der Spiegel di questa settimana) un invito alla Casa Bianca, personalmente recapitatogli dal capo della Cia William Burns. La motivazione ufficiale sarebbe fin troppo banale: precedenti impegni già assunti per le prossime settimane. In realtà il nuovo governo tedesco non vorrebbe prendere posizione su eventuali sanzioni allo studio contro Mosca.

La Germania è tra i Paesi europei più dipendenti dal gas russo (55% dei consumi, noi siamo al 40%) e teme, sopra ogni altra cosa, un blocco dei rifornimenti. Una rivista specializzata, Energy Intelligence, citata di recente dall'Economist, ha calcolato che lo stop totale delle forniture europee costerebbe a Mosca poco di più di 200 milioni di dollari al giorno. Per i tre mesi necessari ad arrivare a primavera (quando i consumi scendono anche nel Nord Europa) il costo sarebbe intorno ai 20 miliardi.

Può sembrare una cifra enorme, ma in realtà non è poi così alta se si pensa che in questo momento il Cremlino siede su un tesoretto di riserve in oro e valute che supera i 600 miliardi. Se Putin vuol fare il duro, insomma, ha tutti i mezzi per riuscirci.

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