
C'è una verità necessaria da ricostruire sulla gestione della pandemia. Gli italiani hanno il diritto di voler dimenticare quel tragico biennio ma parlarne serve al Paese per non commettere gli errori del 2020. Eppure sembra non interessare più a nessuno. I lavori della commissione d'inchiesta stanno dando i loro frutti ma sui giornaloni non se ne parla. E chi ha governato l'emergenza Covid ha talmente paura di questa verità necessaria da buttarla in caciara.
Basta pensare alla questione delle mascherine. Ne sono arrivate miliardi, da diverse indagini della magistratura sappiamo con certezza che in massima parte erano farlocche eppure anziché sequestrarle e perseguire chi ce l'ha spedite le abbiamo strapagate e le abbiamo fatte circolare. Quelle cinesi non avevano il marchio Ce, se c'era era contraffatto eppure in spregio alla legge sono state fatte passare e fatte indossate a medici, poliziotti, carabinieri, tutti quelli che erano in prima linea, come il Giornale ha da tempo documentato. Lo ha dimostrato nell'audizione dell'altra sera l'ex funzionario delle Dogane Miguel Martina, allontanato dal suo ufficio e vittima di mobbing (lo dice una sentenza del tribunale di Roma) perché aveva denunciato il rischio di acquistare materiale inefficace, aveva scritto a Protezione civile, Cts, Iss, a tutti segnalando il pericolo.
Anziché ringraziare il whistleblower di cui si è dimenticato persino l'Anac (sic!) per il suo sacrificio, l'opposizione in commissione Covid ha provato a infangarlo, rimediando una figuraccia. È plausibile che l'incidenza della mortalità nel nostro Paese - tra le più alte d'Europa nella prima fase nonostante due lockdown e l'obbligo vaccinale - sia dipesa dalla scarsa qualità di queste mascherine, che hanno aiutato la trasmissione del virus anziché impedirla. Lo dicono le statistiche sui morti tra medici e infermieri confermate da Istat e Inail in commissione Covid.
Sul banco degli imputati è finito Giuseppe Conte, il premier che con i suoi Dpcm ha accentrato su di sé i poteri in pandemia. Che Conte sapesse che dietro la commessa da 1,2 miliardi di soldi pubblici ci fossero delle mascherine farlocche è tutto da dimostrare, anche Fratelli d'Italia in una infuocata conferenza stampa - che ha irritato gli alleati di Forza Italia - ha sottolineato che sicuramente l'ex premier ha mentito sulla preparedness italiana («il 30 gennaio del 2020 disse siamo prontissimi», ricorda il capogruppo meloniano alla Camera Galeazzo Bignami) come hanno fatto i dirigenti del ministero della Salute che avrebbero mentito all'Oms sullo stoccaggio di mascherine e retrovirali previsto dalle linee guida internazionali dopo l'epidemia di Sars nel 2004. Il Covid era una minaccia Cbrn (chimico-batteriologica-radiologica-nucleare), dal 2017 esiste un piano d'azione Ue dimenticato, una questione di sicurezza nazionale è stata gestita dalla Protezione civile e non dalla Polizia di Stato, lasciata fuori dalla porta, (se n'è dogliato persino l'ex capo Franco Gabrielli). E se è sbagliato usare la commissione Covid per un regolamento di conti, è altrettanto vero che Pd, M5s e Avs hanno boicottato per un anno e mezzo i lavori dell'organismo parlamentare - che ancora ieri è a ranghi incompleti per l'ostruzionismo della sinistra - eppure sarebbe più responsabile farsi carico di una parte della responsabilità politica, ammettere errori e sbagli che ci sono stati.
Chi non ricorda gli aperitivi in piazza a Milano organizzati dal Pd di Nicola Zingaretti, le risatine su come il governatore della Lombardia Attilio Fontana indossava la mascherina, le mascherine regalate alla Cina mentre a Bergamo i medici morivano come mosche pur di assistere i malati in casa indossando buste di plastica, la gestione «caotica e creativa» della pandemia (per dirla col report Oms fatto sparire) basata sull'improvvisazione, come dimostrano le chat e lo scambio di email ricostruito dall'inchiesta della Procura di Bergamo a caccia del possibile nesso tra i morti della Bergamasca, la mancata Zona rossa e la mancata applicazione del Piano pandemico, delle frasi riportate dall'allora sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri che temeva il contagio («A Sile', nun portà sfiga», fu la risposta di un membro del Cts), che dire delle norme sciocche sui funerali e sulle messe, dei divieti inutili, del terrore come stile narrativo, della macabra contabilità su morti e malati snocciolata in diretta tv, dei banchi a rotelle strapagati e finiti negli scantinati con uno spreco di risorse pubbliche su cui nessuno accende i riflettori. Dire che il Re Conte è nudo, come ha fatto la commissione, non è più una notizia. Bisogna evitare di ritrovarci di nuovo in mutande davanti a una prossima pandemia che potrebbe essere anche inevitabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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