Nel post Juve-Milan non è riuscito a vincere nessuno: Galliani ha sbagliato, la Juve ha esagerato, il calcio ha perso un'altra occasione per essere normale. Galliani ha accusato la Juve di aver taroccato le immagini del gol di Tevez. L'accusa si è rivelata infondata, l'amministratore delegato del Milan ne è uscito male, alla Juventus, però, non è bastato avere ragione: ha risposto con un comunicato corrosivo, ai limiti dell'offesa. Così noi ci siamo presi un'altra domenica di polemiche in un campionato salvato dalla mediocrità.
Bel paradosso, questo: la cosa che rende interessante la serie A è che sotto la Juventus, sotto la Roma e sotto il Napoli, c'è un campionato modesto ma vero: ci sono dieci squadre in dieci punti. Si va dai posti per l'Europa League ai margini della zona retrocessione. Fiorentina, Sampdoria, Lazio, Genoa, Palermo, Torino, Sassuolo, Milan, Inter, Udinese. Mezza serie A che si scannerà fino alla fine: quando, tra poche settimane, avremo seppellito il discorso sullo scudetto, questa sarà l'unica cosa che terrà in vita il torneo. Tutti possono vincere con tutti. Dici: ci accontentiamo di poco. Ma è poco solo se lo guardi con gli occhi della nostalgia di ciò che eravamo. Questo siamo adesso, però.
Tocca divertirsi e ci si diverte: il paradosso della mediocrità vincente serve anche a cancellare i luoghi comuni che ci accompagnavano: non lanciamo i giovani. Ieri a Cagliari la Roma ha fatto giocare due diciottenni. Uno è stato il migliore in campo, l'altro è entrato al posto di Totti. Segno dei tempi. E del tempo.
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