Kamala Harris e il vice Walz in campo alla conquista dell'America profonda

La candidata: "Donald un pericolo per la democrazia". Contestazioni dei manifestanti pro-Palestina

Kamala Harris e il vice Walz in campo alla conquista dell'America profonda
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Kamala Harris va alla conquista del Midwest con il compagno di corsa Tim Walz, e gli attacchi contro Donald Trump tornano centrali nella strategia del ticket democratico, che mette in guardia dalla minaccia alla democrazia rappresentata dal rivale repubblicano. Mentre il presidente Joe Biden dice di «non essere affatto sicuro» che ci sarà un pacifico trasferimento di potere alla sua attuale numero due se il tycoon perderà le elezioni a novembre. «Lui - avverte in un'intervista alla Cbs che andrà in onda integralmente domenica - pensa sul serio quello che dice. Non lo prendiamo sul serio, ma lui pensa davvero tutte quelle cose del tipo 'se perdiamo ci sarà un bagno di sangue'».

Affermazioni, quelle del comandante in capo, che seguono le parole di Harris durante un comizio a Eau Claire, in Wisconsin. «Trump ha detto di voler essere un dittatore, di voler armare la giustizia contro i suoi nemici e di voler spazzare via la Costituzione. Una persona così non può diventare presidente», afferma la vice di Biden, sottolineando che «la posta in gioco in queste elezioni non potrebbe essere più alta».

«Quando saremo eletti, io e coach Walz lavoreremo per tutti gli americani», prosegue, esortando gli americani a rifiutare il «caos, la paura e l'odio» del trumpismo. E ribadendo che una vittoria del tycoon porterebbe un'amministrazione senza legge decisa a limitare le libertà. In Wisconsin, ma anche nel successivo comizio a Detroit, in Michigan, i due leader democratici delineano una visione di prosperità futura per la classe media, mettendo in guardia tuttavia sul fatto che permettere a The Donald di tornare alla Casa Bianca farebbe fare un deciso passo indietro agli Usa. «Questo tizio indebolisce il nostro paese per rafforzare la sua posizione, pensa solo ai suoi interessi, si fa beffe delle nostre leggi, semina caos e divisione tra la gente e questo per non parlare del lavoro che ha fatto come presidente», dice il governatore del Minnesota, ricordando che Trump «si è bloccato di fronte al Covid, ha portato l'economia a terra e il tasso di criminalità era più alto». A Detroit, però, Harris è stata pure ripetutamente interrotta da un gruppo di manifestanti pro-Palestina insoddisfatti della politica dell'amministrazione Biden su Gaza. «Se volete che Trump vinca, allora ditelo. Altrimenti, parlo io», ha affermato con espressione dura cercando di zittire i contestatori che gridavano: «Kamala non puoi nasconderti, noi non voteremo per il genocidio».

«Sono qui perchè credo nella democrazia. Credo che ogni voce conti. Ma ora sto parlando io», ripete. Intanto, il second gentleman Doug Emhoff (il marito di Kamala Harris) annuncia da Parigi che gli Stati Uniti verseranno un contributo volontario di 2,2 milioni di dollari all'Unesco, l'agenzia per la cultura delle Nazioni Unite, per rafforzare la lotta contro l'odio antisemita. «La questione dell'antisemitismo, la questione dell'odio, è profondamente personale per me come persona ebrea», sottolinea Emhoff insieme al segretario generale dell'Unesco Audrey Azoulay. «Abbiamo visto scoppiare in tutto il mondo una crisi di antisemitismo. È peggiorata sempre di più.

La vediamo ovunque, nelle nostre strade, nei luoghi di culto, nei campus universitari, nei mercati e online». Parte dei fondi, riferisce andrà alla formazione degli insegnanti e a programmi contro l'antisemitismo nelle scuole.

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