Kamala, rimonta ultimata. E adesso Trump è una furia

La candidata democratica avanti in tre Stati in bilico. Considerata "più adatta", ma rimandata in economia

Kamala, rimonta ultimata. E adesso Trump è una furia
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Kamala Harris continua a macinare successi e supera Donald Trump in tre stati in bilico cruciali per la conquista della Casa Bianca, mentre il tycoon viene descritto come sempre più arrabbiato per l'inversione di tendenza della campagna elettorale. Secondo l'ultimo sondaggio di New York Times e Siena College, la vice presidente Usa è in vantaggio di quattro punti percentuali (50% a 46%) in Wisconsin, Pennsylvania e Michigan, con la maggior parte degli intervistati che la ritiene «più intelligente» e «caratterialmente più adatta» a guidare gli Stati Uniti dell'ex comandante in capo. Anche se gli elettori si fidano maggiormente di Trump sulla gestione dell'economia e dell'immigrazione, questioni che rimangono centrali per la corsa presidenziale. È innegabile comunque che il candidato repubblicano stia attraversando il momento più complesso della sua campagna e infatti, stando a quanto rivelano al Nyt fonti a lui vicine, da quando Harris è scesa in campo è «arrabbiato, sempre di cattivo umore e non sa come affrontare» la sua avversaria. L'ex presidente avrebbe persino chiamato la rivale «bitch» (prostituta) in privato, un insulto che tuttavia il portavoce della campagna Steve Cheung smentisce. «Non è un termine che il presidente Trump ha usato per descrivere Kamala e non è un linguaggio che la campagna userebbe», precisa.

A meno di tre mesi dal voto, in ogni caso, il programma blando di Trump, con un comizio ogni quattro o cinque giorni, contrasta con l'agenda frenetica della candidata dem, di quasi 20 anni più giovane, ma anche con la sua vigorosa corsa del 2016. The Donald ha tenuto solo cinque comizi da quando la Convention repubblicana si è conclusa a metà luglio, uno in meno di quelli che Harris ha organizzato questa settimana, e non ha annunciato alcun evento per i prossimi giorni. Dopo le tappe in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, la numero due di Biden ha invece parlato a uno stadio gremito in Arizona, stato lungo il confine con il Messico che l'attuale presidente ha vinto di misura nel 2020 con circa 10mila voti. E in quell'occasione, Harris ha inasprito il suo attacco al rivale in materia di immigrazione, dicendo che lui «non vuole risolvere questo problema». «Parla molto di sicurezza dei confini, ma non agisce», sottolinea ricordando che «ha fatto naufragare l'accordo bipartisan in Congresso perché pensava che così facendo avrebbe vinto le elezioni, ma quando sarò presidente, io firmerò quella legge». Nonostante l'entusiasmo delle ultime due settimane, la vice presidente ha dei test cruciali in vista che potrebbero determinare se la luna di miele con gli elettori è destinata o meno a proseguire. C'è il dibattito televisivo contro Trump del 10 settembre, e come lei stessa ha detto ai giornalisti, terrà un'intervista «prima della fine del mese». Ma il test chiave sarà anche il suo messaggio economico, come spiega al Nyt Celinda Lake, sondaggista democratica che ha condotto proiezioni per la campagna di Biden e attualmente sta consigliando gruppi esterni. «Le persone vogliono un cambiamento, pensano che l'economia sia in cattive condizioni e che peggiorerà - aggiunge - Quindi la corsa sarà molto serrata, a prescindere da quel che accade». Lo scontento degli elettori per l'economia è in parte ciò che ha trascinato verso il basso il tasso di approvazione di Biden, e per questo Harris ha un compito arduo, dovendo rivendicare il merito per i risultati positivi dell'attuale amministrazione, e distanziandosi al contempo da un presidente impopolare.

«Non sappiamo quale sia la sua visione per il paese - afferma d'altro canto Ryan Williams, stratega repubblicano che ha lavorato alla campagna presidenziale di Mitt Romney nel 2012 - e non sappiamo in che modo lei si differenzierebbe da Biden».

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