A Shota Rustaveli Avenue, di fronte al Parlamento, migliaia di persone sventolano bandiere dell'Europa e cartellini rossi. A Tbilisi il dissenso si manifesta in questo modo contro Kheil Kavelashvili, che ieri ha prestato giuramento come nuovo presidente della Georgia, succedendo a Salome Zurabishvili, nel mezzo di una crisi politica che dura da 64 giorni. Il drappo blu con le 12 stelle dorate rappresenta la fame d'Europa, il cartellino rosso è lo strumento d'espulsione nel calcio, visto che Kavelashvili è stato un campione del pallone georgiano.
Meglio in campo che alla guida del Paese, avrebbero preferito gli scontenti, quelli che non tollerano la troppa vicinanza dell'ex attaccante del Manchester City a Vladimir Putin e che non sopportano che la strada verso l'Ue venga compromessa (i colloqui sono stati procrastinati al 2028). L'ex calciatore, noto per le posizioni ultraconservatrici e antioccidentali, ha prestato giuramento, sulla Bibbia e sulla Costituzione, durante una breve cerimonia in Parlamento.
Pochi minuti prima, la presidente uscente Zurabishvili ha annunciato che si considerava ancora «l'unica leader legittima», promettendo di continuare a lottare contro il partito al potere Sogno Georgiano e «la parodia a cui stiamo assistendo».
La Georgia vive in una sorta di terra di mezzo dopo le elezioni legislative di ottobre, che hanno sancito la vittoria del partito al governo Sogno Georgiano, contestato per presunte irregolarità dall'opposizione filo-occidentale. Kavelashvili, lo ricordiamo, è stato eletto da 294 deputati su 300 votanti in Parlamento (dal 2017 non esiste più il voto diretto). Sogno Georgiano, accusato dai suoi detrattori di autocrazia, nega ogni frode nelle elezioni e accusa l'opposizione di voler provocare una rivoluzione finanziata dall'Occidente sotto la regia di Bruxelles e degli Stati Uniti. Venerdì proprio Washington aveva imposto sanzioni al fondatore del movimento, Bidzina Ivanishvili, accusandolo di aver minato il futuro democratico del Paese a vantaggio della Russia. Non è un mistero che Ivanishvili, i cui beni rappresentano il 22 per cento dell'intera produzione economica della Georgia, abbia guadagnato miliardi in Russia prima di diventare premier a Tbilisi dal 2012 al 2013. Da quando è cominciata la guerra in Ucraina, decine di migliaia di russi si sono trasferiti in Georgia. Con il loro arrivo è aumentato in maniera esponenziale il numero di aziende russe sul territorio. Dietro questo flusso si potrebbe nascondere la lunga mano del Cremlino, che già controlla i territori dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud, fin dai tempi della guerra del 2008. «I migranti russi potrebbero essere spie inviate nel Paese per preparare la strada a un'eventuale intervento militare di Mosca», sostiene la presidente uscente Zurabishvili. Per tutta risposta Putin, attraverso il portavoce Peskov, fa sapere di non essere mai entrato nella partita, «ma desideriamo tranquillità lungo i nostri confini».
Nel discorso di insediamento Kavelashvili ha parlato di pace, ma anche di «lotte per difendere patria e tradizioni».
Le proteste sono andate avanti fino a tarda serata, sia di fronte al Parlamento che su viale Rustaveli, una delle più importanti arterie della capitale. Non ci sarebbero feriti gravi, ma fonti indipendenti parlano di undici persone arrestate.
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