Due attacchi in meno di 24 ore contro navi strategicamente molto importanti per l'esercito russo. Così Kiev certifica il cambio di strategia per cercare di respingere l'invasione e riaffermare la propria sovranità. Dopo la nave anfibia Olenegorskij Gornjak colpita e resa inagibile nel porto di Novorossijsk, sul Mar Nero, la notte scorsa un altro drone marino ha centrato la sala macchine della petroliera Sig, di stanza nei pressi del ponte di Crimea, in Ucraina. Non solo: a dimostrazione di quanto Kiev faccia sul serio in questa nuova fase di battaglia navale, ha dichiarato zona di guerra le acque di sei porti: oltre a Novorossijsk anche quelli di Anapa, Gelendzhio, Tuapse, Sochi e Taman. Il che significa che le navi russe nel mar Nero hanno due settimane di tempo per levare le ancora altrimenti, dal 23 di agosto, saranno considerate legittimo bersaglio.
Un cambio di rotta evidente, figlio della stagnazione della controffensiva di terra. Dopo aver aggiornato le proprie armi, i droni (anche marini) sono diventati più efficaci e in grado, come negli ultimi due attacchi, di trasportare anche 450 kg di esplosivo, dando il via a questa nuova fase del contrattacco. In particolare a spaventare i russi sono i «Magura V5», piccoli motoscafi senza pilota, lunghi 5 metri e mezzo. Realizzati in Ucraina, hanno un costo di circa 250mila dollari l'uno e, vista la loro efficacia, potrebbero cambiare le sorti del conflitto. Sono infatti facilmente manovrabili, sfiorano gli 80 chilometri orari, possono trasportare centinaia di kg di esplosivo, venire manovrati anche a 800 km di distanza e sono difficilmente intercettabili. «I russi hanno armi del XX secolo, noi del XXI secolo», ha detto un militare di Kiev.
La Sig era carica di carburante destinato alle truppe di Mosca e da tempo era nel mirino dei servizi ucraini. Dal 2017 ha compiuto sistematiche violazioni delle sanzioni petrolifere, caricando greggio a Feodosia, in Crimea, e consegnandolo poi in Russia e anche in Siria. Da tempo era finita nella black list americana e sottoposta a sanzioni. Anche l'esplosione della Sig è stata un'operazione speciale dei servizi militari ucraini e della Marina ucraina. Diversi membri dell'equipaggio sono rimasti feriti. La Sbu, i servizi segreti ucraini, ha di fatto rivendicato gli attacchi definendoli legittimi in quanto queste navi si trovavano in acque ucraine. «Si tratta di azioni assolutamente logiche ed efficaci oltre che assolutamente legittime», ha detto il capo dei servizi di intelligence Vasyl Malyuk. Mentre i russi hanno bollato come «attacchi terroristici» le azioni. Bizzarro che quando un palazzo residenziale o anche un ospedale venga colpito dalle forze di Mosca, gli stessi russi parlino di obiettivi militari. Il portavoce dell'intelligence rincara la dose. «La flotta russa nella situazione attuale non sembra così invulnerabile di fronte altri mezzi più piccoli ma più moderni. Ecco perché gli occupanti russi non possono sentirsi al sicuro». Anche per questo «l'invito» a lasciare le acque ucraine con i sei porti finiti nella lista degli obiettivi di guerra. Anche per questo, non appena un drone solca il cielo russo scatta il panico. A Sebastopoli, come a Kerch, non appena i russi fiutano il pericolo vengono bloccati il traffico navale e quello stradale anche se le tecnologie adottate da Kiev sembrano essere efficaci per eludere le difese russe. «Se la feccia di Kiev vuole organizzare una catastrofe ambientale nel Mar Nero, deve ottenerla su quella parte del loro territorio», ha tuonato Medvedev, in evidente imbarazzo. Imbarazzo confermato anche dal report dell'intelligence britannica che definisce un «duro colpo» per la flotta di Mosca l'attacco alla Olenegorskij Gornjak dell'altro giorno.
Intanto, mentre gli allarmi sono risuonati per tutto il giorno in diverse zone dell'Ucraina, con attacchi missilistici tra l'altro a Kiev, Poltava, Khmelnytskyi, Zhytomyr e Chernigiv, oltre a Zaporizhzhia, dove è stata colpita l'azienda aereonautica «Motor Sich», arriva l'ennesimo appello al dialogo da parte del Cardinale Matteo Zuppi, designato dal Papa come ambasciatore per la pace in Russia e Ucraina.
Zuppi, che dopo essere stato a Mosca e a Kiev andrà anche a Pechino, ha incontrato un gruppo di Vescovi ucraini a Lisbona, in occasione della giornata mondiale della gioventù. Continuiamo a pregare per porre fine al conflitto. «Non può non esserci pace, perché senza di essa c'è solo la fine». Per ora, restano bombe, missili e droni.
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