L'"arma finale" degli F16. Gli addestramenti a Kiev con piloti Nato in pensione

A Cernobbio membri del Congresso Usa per discutere il piano con Zelensky

L'"arma finale" degli F16. Gli addestramenti a Kiev con piloti Nato in pensione
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L'arma «finale» degli ucraini, oltre ai missili sempre più potenti e a lungo raggio, sono gli F-16. I cacciabombardieri occidentali stanno arrivando, ma scarseggiano piloti e tecnici per renderli veramente operativi e insidiosi. A fine anno sarà pronto il primo squadrone con una dozzina di aerei. Al forum Ambrosetti di Cernobbio esponenti di rilievo del Congresso americano hanno incontrato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, con un piano ardito. Il senatore repubblicano Lindsey Graham ha rivelato a Repubblica il progetto di impiegare veterani occidentali, volontari, per gli F-16: «Piloti in pensione, che non devono essere per forza americani, possono essere italiani o degli altri Paesi Nato». Sul terreno la Legione internazionale, fondata fin dalle prime settimane dell'invasione russa, ha arruolato fra le sue fila dozzine di ex soldati della Nato, non più in servizio, ma che si erano fatti le ossa sui campi di battaglia in Iraq e Afghanistan.

«È vero che anche in Italia ci sono piloti in grado di far volare un F 16, ma è la mossa giusta? A parte l'aspetto giuridico del combattere in Ucraina sarebbe un motivo in più per Putin di puntare il dito contro il coinvolgimento della Nato», dichiara al Giornale il generale in congedo Leonardo Tricarico, che è stato capo di stato maggiore dell'Aeronautica. «Piloti provetti potrebbero aiutare, ma non sarebbe una carta definitiva per battere i russi. Contro il piccolo Milosevic abbiamo impiegato 900 velivoli al giorno - ricorda Tricarico -. Dimensioni che l'Ucraina non potrà mai raggiungere, neanche lontanamente».

Al momento è prevista la consegna di un'ottantina di F-16. I primi ad avere promesso i caccia sono quattro paesi europei: 30 dal Belgio, ma spalmati fino al 2018, 24 dall'Olanda, 19 dalla Danimarca e 9 dalla Norvegia. Il vero problema è che l'Ucraina non ha abbastanza piloti per farli volare perché l'aeronautica di Kiev era improntata su caccia di stampo sovietico. Prima di tutto devono imparare molto bene l'inglese e poi possono frequentare due scuole negli Usa, con una lista d'attesa di vari paesi non indifferente e in Danimarca. Il promesso centro di addestramento in Romania è ancora agli albori. In marzo la Raf inglese ha completato il primo ciclo di addestramento per 10 piloti ucraini, che poi sono passati alla scuola di volo francese per il programma avanzato di combattimento. Insomma, a fine anno, se andrà bene, Kiev potrà contare su una ventina di piloti. «Un conto è la propaganda, ma non attribuiamo doti salvifiche a pochi aerei (vecchiotti) e giovani piloti che dovrebbero affrontare piloti russi esperti con una schiacciante superiorità numerica», scrive nel suo editoriale, Pietro Batacchi su Rivista italiana Difesa.

Oltre ai piloti c'è il problema dei manutentori. Batacchi fa notare che l'aeronautica americana «per portare un tecnico logistico F 16 alla qualifica top Level 7 ci mette dai 5 agli 8 anni. Per ogni F -16 servono dai 10 ai 15 tecnici». Gli ucraini, come hanno dimostrato con altro armamento occidentale, ci metterebbero molto meno, ma i russi hanno già minacciato che distruggeranno tutti gli F-.16. Non solo in cielo ma colpendo le basi ed eliminando in maniera mirata i piloti, soprattutto se ex Nato, i tecnici specializzati ed eventuali istruttori.

In prospettiva è comunque un investimento addestrare gli ucraini. E sono coinvolti pure paesi che non hanno in dotazione gli F-16 come il Regno Unito e la Francia.

Batacchi lancia l'appello al governo Meloni di fare lo stesso con «i blasonati centri di addestramento a Galatina e Decimomannu». Non è escluso che Zelensky a Cernobbio abbia trovato modo di parlarne con la premier italiana.

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