Potrebbe esserci lo scontro sulle future liste elettorali in vista delle elezioni politiche dietro le dimissioni di Nicola Zingaretti dalla carica di segretario del Pd.
È vero che mancano oltre due anni alla fine della legislatura ma come ha spiegato Tpi, che già una settimana fa aveva reso noto tale ipotesi, molti big dem temono che si torni al voto già all’inizio del prossimo anno, subito dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato. E, in questo caso, è meglio farsi trovare preparati.
Il caos in casa dem sarebbe scaturito perché gli esponenti considerati più renziani non volevano dare mano libera a Zingaretti nella compilazione delle liste. Il timore, infatti, era legato al possibile comportamento del segretario che avrebbe potuto sfruttare l'occasione per regolare i conti con i rivali interni. Tradotto: meno posti per la rielezione. Per questo i più filo renziani tra i dem, che sono sostanzialmente raggruppati nella corrente di Base riformista, preferirebbero un segretario "amico" come Stefano Bonaccini o, magari, Dario Nardella.
Per i nostalgici dell’ex rottamatore le dimissioni di Zingaretti non risolvono del tutto il problema. Perché ora, per lo stesso motivo, potrebbero trovare un altro ostacolo sul loro cammino: Enrico Letta, il jolly pescato da Dario Franceschini per fare il segretario. Letta fino ad ora ha chiaramente detto che è fuori dai giochi e che, anzi, l’assemblea dem in programma per il 13 e 14 marzo dovrebbe chiedere a Zingaretti di rimanere segretario. Ma in politica nulla si può escludere in modo definitivo.
L’elezione dell’ex premier al vertice del Pd non cambierebbe gli equilibri interni: Letta, infatti, non può essere in alcun modo accostato all’ex rottamatore. L’ormai celebre "stai sereno" difficilmente sarà stato dimenticato dall’ex premier. I possibili problemi per Base Riformista, quindi, continuano anche senza Zingaretti.
Oltre agli equilibri interni, secondo Tpi, la mossa di Franceschini che ha portato alla possibile scelta del nipote di Gianni Letta (uno dei grandi fautori del governo Draghi) come possibile segretario Pd sarebbe rivolta anche a puntellare l’esecutivo ora che si discuterà di questioni fondamentali come vaccinazione e Recovery Fund. Una indiscrezione confermata dal Nazareno: alcune fonti hanno spiegato che l’intenzione è quella di "rimettere in sintonia il partito con il governo". Per questo sul nome di Letta sarebbe già arrivato il "gradimento" di Palazzo Chigi.
Ma non è tutto. Vi sarebbe, infatti, anche un altro punto a favore dell’elezioni di Letta. Quest’ultimo è gradito in tutti gli ambienti francesi che contano.
La sua figura, quindi, potrebbe ritornare utile per consolidare strategicamente i rapporti con l’Eliseo tanto più ora che si sta studiando un meccanismo di consultazione tra Roma e Parigi per controbilanciare lo strapotere tedesco in Europa. Strapotere messo, però, in pericolo dall'avvicinarsi della fine dell’era-Merkel.
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