«È avvilente. Al momento però c'è un unico modo per iniziare a combattere fenomeni di questo genere. Creare un alert. Redarguire turbando le persone».
In termini concreti?
«Una campagna shock come quella sui pacchetti delle sigarette e i danni del fumo. Mostrando cioè foto di complicanze, di lembi devastati dopo interventi chirurgici estetici realizzati da certi medici. La gente deve vedere tutto quello che può accadere qualora scelga approssimativamente un chirurgo, informandosi poco o niente, con una consapevolezza quasi pari a zero di quello che va a fare. Ci sono pazienti che guardano alla chirurgia estetica come a una boutique dove si sceglie un abito».
Stefania De Fazio, medico specializzata in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, è presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica (Sicpre) ed è al vertice dell'International women plastic surgeons (Iwps) Forum, organismo che raccoglie le donne della chirurgia plastica, con lo scopo di creare network, programmi e opportunità dedicate. L'abbiamo interpellata dopo le due inchieste aperte dalle procure di Bari e Napoli nei confronti di Antonio Francesco Franco, conosciuto come Aesthetic Franco, il 30enne chirurgo star di Instagram, colpito da una settantina di denunce di pazienti vittime di liposculture, addominoplastiche e mastoplastiche dall'esito disastroso. Il dottor Franco, che adesso si troverebbe a Dubai, sostiene di essersi laureato in Romania e di aver frequentato un master in Colombia.
Un laureato in medicina nel nostro Paese privatamente può operare chi vuole e nel modo che ritiene più opportuno. Non gli serve la specializzazione.
«Solo radiologi e anestesisti devono avere la specializzazione anche per realizzare la loro attività privata, la libera professione. Tutti gli altri no. È vergognoso. La giurisprudenza italiana e l'università obbligano a una formazione orizzontale, quindi accessibile a tutti. Per arrivare alla specialità inoltre bisogna sostenere un concorso difficilissimo in Italia, 70-80 posti all'anno».
Poi c'è il business dei master. Che magari durano un fine settimana. E scopri che le lezioni erano online.
«Nei miei sogni i master dovrebbero essere dedicati solo a una super specializzazione. Chi li frequenta purtroppo se ne fregia quasi fossero sostitutivi della specialità e molta gente che non conosce il nostro ambiente ci casca. Ci sono per fortuna le università che erogano master o diplomi universitari a frequentazione di un anno o due. Poi ci sono tantissime società private che nascono e muoiono, ma non sono supportate dalla Sicpre e tanto meno hanno alle spalle le università o il ministero della Salute. Il documento che rilasciano non ha alcun valore, ma frequentare quei corsi costa parecchio, ecco il business».
In questa giungla come possiamo difenderci dagli «Aesthetic Franco» che verranno?
«Intanto diffidando dei social, che hanno rivoluzionato la nostra percezione di bellezza. Alla Sicpre abbiamo aggiornato il codice etico in tal senso. Quindi non dimentichiamo che ogni provincia ha un ordine dei medici e un elenco degli specialisti.
Se io non trovo il mio chirurgo, vado ad approfondire e chiedo la specializzazione e come sia stata conseguita. E infine rendendoci conto che c'è chi non è assolutamente idoneo a sottoporsi a certi interventi, ma che pur di essere operato accetta di farlo anche in uno scantinato».
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