Lady Polansky e la difesa insostenibile dello stupro

Si amano, adesso persino più di prima. Si ammirano, sono complici e hanno lo stesso umorismo dark

Lady Polansky e la difesa insostenibile dello stupro

Si amano, adesso persino più di prima. Si ammirano, sono complici e hanno lo stesso umorismo dark. Quando si sono conosciuti, nel 1985, lei aveva diciannove anni che, a suo avviso, corrispondono ai trenta di oggi (lui trentatre in più). È convinta che un tempo la Francia fosse molto più libera di oggi. Oggi che il polically correct ha finito con l'appiattire la vita. Tutte queste premesse, affidate al Corriere della Sera, in un'intervista in cui confessava anche di avere una passione per la «burrata e Padre Pio», e nella quale si definiva una donna noiosa che non ha mai sedotto nessuno, sono importanti per raccontare l'attrice Emmanuelle Seigner (cinquantaseienne), moglie del regista Roman Polanski (ottantanovenne), e per spiegare la sperticata, impopolare difesa in favore del marito nella quale si è lanciata. L'intervento al programma francese Sept à huit, ha scatenato infinite critiche.

L'argomento era sempre quello dal quale la coppia cerca di prendere le distanze ormai da anni. E che inevitabilmente ritorna: l'accusa di stupro a Los Angeles del 1977 che raggiunse Polanski quando fu accusato di aver drogato e violentato Samantha Gailey, allora tredicenne. Colpisce sempre una donna che decide di stare accanto al proprio uomo dopo un'accusa così infamante. Se poi, l'accusa infamante coinvolge una tredicenne, la decisione appare del tutto infrequentabile. Eppure Seigner non ha dubbi: «Poteva distruggerci invece ha rinsaldato la nostra unione. Quando ho conosciuto mio marito, tutte le donne volevano andare a letto con lui, tutte le ragazze giovani. Aveva cinquantadue anni, ne dimostrava trenta, era un grande regista; quindi, era molto attraente e non credo che avesse bisogno di violentare qualcuno».

Lo tsunami si è scatenato quando l'intervistatrice le ha fatto notare che la vittima aveva solo tredici anni e lei ha risposto: «A 13 anni

si è giovani, certo, ma quella era un'epoca molto permissiva. Il rapporto con l'età è cambiato molto. All'epoca, la lolita veniva elogiata e celebrata». Ci sforziamo di comprendere la moglie, rinunciamo a capire la donna.

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