L'affondo di Meloni all'Onu: "Non voltatevi dall'altra parte. Guerra globale ai trafficanti"

Quello che lancia Giorgia Meloni davanti alla 78esima Assemblea generale delle Nazioni Unite è molto più di un appello

L'affondo di Meloni all'Onu: "Non voltatevi dall'altra parte. Guerra globale ai trafficanti"
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Quello che lancia Giorgia Meloni davanti alla 78esima Assemblea generale delle Nazioni Unite è molto più di un appello. È la richiesta, accorata, a «non voltarsi dall'altra parte» davanti «allo scempio» della «crisi in cui versa l'Africa» e alle sue conseguenze sul versante dell'immigrazione clandestina.

La premier debutta a Palazzo di vetro che in Italia è ormai notte, con un discorso che vuole coniugare l'identità delle nazioni («che esistono perché rispondono al bisogno naturale degli uomini di sentirsi parte di una comunità e appartenere a un determinato popolo») con «l'aspirazione» di quelle stesse nazioni a «trovare un luogo nel quale risolvere le controversie internazionali» (con «lo strumento della ragione» invece che «grazie alla forza»). Insomma, un riconoscimento al ruolo dell'Onu, ma rivendicando con forza l'identità delle singole nazioni, perché - dice Meloni - bisogna «respingere il racconto utopico e interessato di chi dice che un mondo senza confini e senza identità sarebbe anche un mondo senza conflitti».

Ma è soprattutto su Africa e immigrazione che la premier concentra il suo intervento. Chiedendo un coinvolgimento in prima linea dell'Onu. L'attenzione dell'Italia, spiega Meloni, è «rivolta particolarmente verso l'Africa», dove nazioni già provate dalla siccità e dai cambiamenti climatici si trovano davanti una situazione difficilissima anche in termini di sicurezza alimentare. Tutti fattori che la espongono all'instabilità e rendono il continente africano «facile preda di terrorismo e fondamentalismo». Ed è in questo clima di «caos» che i «trafficanti di esseri umani» organizzano «la tratta dell'immigrazione illegale di massa» ma nello loro «brochure da normali agenzie di viaggio» non scrivono che «troppo spesso quei viaggi conducono a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo».

È questa, secondo Meloni una nuova forma di mafia. E io, dice davanti all'Assemblea generale dell'Onu, «combatto la mafia in tutte le sue forme» e «combatterò anche questa». Una battaglia in cui la premier chiede il sostegno delle Nazioni Unite. «Davvero una organizzazione come questa, che afferma nel suo atto fondativo la fede nella dignità e nel valore della persona umana può voltarsi dall'altra parte di fronte a questo scempio?», è la domanda retorica che rivolge alla platea del Palazzo di vetro. E ancora: «Davvero questa assemblea, che in altri tempi ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente quel crimine universale che era la schiavitù, può tollerare che torni oggi sotto altre forme?».

La risposta è intrinseca. «Io penso di no, e - dice Meloni - sono convinta che sia dovere di questa organizzazione rifiutare ogni ipocrisia su questo tema». Di più, è arrivato il momento di «dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani».

Dopo l'Ue, dunque, la premier investe formalmente l'Onu di quello che è un problema globale. Lo fa insistendo sul fatto che «l'Africa non è un continente povero», ma «ricco di risorse strategiche», spesso «inutilizzate», vittima di un «approccio predatorio» e «paternalistico». Insomma, «occorre invertire la rotta».

E «creare un modello di cooperazione», capace di «collaborare con le Nazioni africane» per offrire «un'alternativa seria al fenomeno della migrazione di massa», «fatta di lavoro, opportunità nelle nazioni di provenienza, e percorsi di migrazione legale».

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