Dopo cinque anni complessi, Josep Borrell lascia il suo ruolo di responsabile della politica estera dell'Unione europea e lancia l'ennesimo monito al Vecchio Continente sul pericolo rappresentato dalla Russia di Vladimir Putin. «Abbiamo raggiunto il punto di rottura. Ora è il momento in cui gli Stati membri devono decidere: andiamo e sosteniamo», ha detto Borrell perché «I russi non aspettano i negoziati. La Russia continua a spingere in modo lento ma continuo. La situazione al fronte non è buona, ma gli ucraini resistono», ha spiegato.
L'Alto rappresentante è stato uno dei forti sostenitori della causa ucraina dall'invasione russa ma ammette che quanto è stato fatto dall'Europa non è sufficiente. «Questo ritmo è del tutto insufficiente, dobbiamo accelerare e fare di più e più in fretta. Abbiamo un milione di colpi, ma la Russia spara 800mila munizioni al mese. Le cifre contano. C'è qualcosa che in Europa ci sfugge molto spesso, ovvero la dimensione temporale delle cose. Se si deve aspettare di emettere il debito per raccogliere il denaro e sviluppare la capacità industriale di produrre. È troppo tardi. Se la Russia rompe il fronte nella prossima primavera, non aspetterà che voi emettiate obbligazioni», ha spiegato Borrell. Sul ruolo di Trump e la possibilità che possa cambiare le carte in tavola, Borrell è preoccupato per un eventuale disimpegno: «Siamo in grado di fornire armi all'Ucraina per sostituire l'impegno degli Stati Uniti? No», ha detto invitando gli stati membri a rafforzare il sostegno militare Kiev.
Ma non basta l'impegno dei governi: «I governi hanno bisogno del sostegno della popolazione e dobbiamo dire loro la verità: non è gratis. La nostra guerra è costata denaro e vite umane. E per fortuna non sono le nostre vite, ma sono i nostri soldi. Non fate finta che sia gratis, ha proseguito.
Bisogna spiegare all'opinione pubblica qual è la posta in gioco. E credo che non lo stiamo facendo abbastanza. E cerchiamo di nascondere i costi. Non nascondete i costi. Siate onesti con la gente. Questo ha un costo», ha concluso.
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