Nicola Procaccini, ecco chi è il conservatore verde

Intervista a Nicola Procaccini, europarlamentare e capo del Dipartimento Ambiente di Fratelli d'Italia: "Altro che Greta, il nostro rapporto con l'ambiente si basa sulla verticalità"

Nicola Procaccini, ecco chi è il conservatore verde

Da oltre un anno è stato scelto dai vertici di Fratelli d’Italia per guidare il “Dipartimento Nazionale Ambiente”, ma da ancora prima Nicola Procaccini, europarlamentare e già sindaco di Terracina (LT), si è fatto portatore di un messaggio politico di “conservatorismo verde” per certi versi inedito nella narrazione contemporanea degli schieramenti di destra, ma lo ha fatto partendo dalla consapevolezza che, in un passato nemmeno troppo lontano nel tempo, tanto nel Movimento Sociale quanto in Alleanza Nazionale l’ecologia abbia sempre occupato un ruolo centrale dal punto di vista programmatico e del dibattito. Vuoi per errori strategici o vuoi per mancanza di visione, nessuno di questi predecessori è riuscito ad evitare che la salvaguardia dell'ambiente venisse quasi interamente “appaltata” al fronte liberal progressista, che l’ha resa una vera e propria ideologia.

Poiché la transizione verso uno stile di vita più "green" sarà il tema portante dell'agenda politica internazionale dei prossimi decenni, insieme a un pioniere del tema come Procaccini Il Giornale.it ha approfondito le differenze sostanziali che intercorrono tra l'ecologismo "identitario" e quello "globalista".

Onorevole Procaccini, dagli schieramenti progressisti ci si meraviglia sempre che un tema come la tutela dell’ambiente possa essere considerato centrale anche in chiave conservatrice. In realtà invece si lega perfettamente ai concetti chiave come la salvaguardia delle identità e delle tradizioni. Lei che ne pensa?

"La sinistra ha da sempre un atteggiamento arrogante quando si affrontano tematiche di carattere culturale, e settori come la scuola o appunto l’ecologia non fanno eccezione, poiché vengono considerati una sorta di terreno di caccia elettorale su cui rivendicano non si capisce bene che tipo di primato, quando invece dovrebbero rappresentare luoghi importanti per lo sviluppo della Nazione in modo del tutto trasversale".

Quali sono le differenze nei due modi di percepire l’ambiente?

"Nell’ecologia per noi sta la radice del pensiero politico e del pensiero conservatore. L’identità di Fratelli d’Italia è conservatrice perché si rifà a un pensiero politico che affonda le radici nel tempo e nello spazio. In questo senso ho fatto mie le parole di Roger Scruton, principe del pensiero conservatore britannico, da poco scomparso, che nel tratteggiare l’essenza del pensiero conservatore in generale sosteneva in Essere conservatore che si tratta di una 'Alleanza tra i vivi, coloro che ancora non sono nati ma stanno per nascere, e i morti'. Scruton traccia i contorni della oikofilia, l’amore per la propria casa. È sorprendente in un certo senso diversi movimenti in giro per il mondo non si siano interessati a questa causa: quella della conservazione del patrimonio naturale. Che fa il paio con un altro elemento segna il confine dell'ambientalsmo di destra, che è la spiritualità".

Ce ne parli...

"L’ambientalismo di sinistra ha una matrice materialista, poiché discende dal socialismo, e non riconosce nel filo d’erba, nell’animale, nell'albero il suo essere una manifestazione divina. Un aspetto al contrario essenziale per noi. Se non avessimo la cognizione che ci sia qualcosa di verticale che deve animare la vita delle persone sarebbe complicato doversi impegnare per conservare qualcosa per chi verrà dopo".

L'ambiente quindi come tema etico e metafisico?

"Certamente. In Saluto e augurio c’è un passo che Pasolini ripete in questa sorta di testamento ideale: 'Difendi, conserva, prega'. Un concetto formidabile, ci sui parlo spesso anche con Giorgia [Meloni, NdR], poiché chiude il cerchio anche con questioni come la difesa della vita fin dal concepimento. Questo soffio divino non c’è nell’ambientalismo di sinistra, e a me sembra che rimanga un incompiuto, un surrogato del socialismo privo di una coerenza, perché preferisce difendere un albero e un animale piuttosto che il figlio di un uomo".

Ci fa un esempio?

"Si pensi alla caccia: noi siamo favorevoli a questa pratica secolare osteggiata oggi dal perbenismo di sinistra perché anche nella caccia c'è una dinamica spirituale che lega l’uomo all’animale, un legame profondo e radicato fin dalla notte dei tempi. Si tratta di un rapporto complementare, proprio perché l’uomo sopravvive grazie al sacrificio dell’animale. È esemplificativa di questo aspetto la preghiera che gli Indiani d'America da sempre dedicano all’animale ucciso, che viene venerato non in quanto materia, ma spirito di cui si nutrono. Un concetto molto attuale".

In che modo?

"Tiene insieme un altro aspetto cardine dell’ecologia: la contrarietà agli allevamenti intensivi che oltre ad essere inquinanti umiliano gli esseri viventi, sprecano metà della carne e racconta della frattura tra uomo e animale. Uomo e animale sono complementari e devono essere quanto più possibile onorati, difesi e tutelati. Anche nelle Sacre scritture Dio dice a Pietro: 'Uccidi e mangia!', mentre a Noè e ai suoi figli dice: 'Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo'. È questa verticalità che ci consente di essere coerenti. Ed è tipica anche di un altro aspetto antimoderno…"

Quale?

"La difesa del territorio. Noi siamo promotori di un rispetto del bosco e della campagna, e vorremmo recuperare un vecchio assunto dei conservatori britannici: quello della cintura verde. Si tratta di una legge, quella della 'green belt' appunto, secondo la quale attorno a ogni nucleo abitato debba essere preservata una cintura invalicabile più o meno spessa per ricostruire l’equilibrio tra natura ed essere umano, e noi di FdI l’abbiamo inserita come proposta di legge nel programma elettorale.
In sintesi, per tornare alla sua domanda, noi siamo equilibrati, la sinistra invece deve trovare un surrogato al comunismo e sposa la causa ambientalista in modo furioso, ideologico.
Che fa persino più danni".

Addirittura?

"Per fare un esempio a me vicino, basti pensare alla rivoluzione verde secondo Frans Tiemmermans, che ha una visione estremista applicata un po’ a tutto. Sulla transizione energetica, invece è giusto porsi degli obiettivi anche ambiziosi a patto però che siano realistici, altrimenti paradossalmente diventano un boomerang.
Per dire, stabilire che si debba abbandonare il fossile in breve tempo significa dire una follia e pregiudicare l’ndividuazione di un obiettivo condivisibile. Non ci sono, ad oggi, tecnologie che consentono di superare il fossile. L’Italia ne dipende per il 60%. La transizione deve essere graduale, altrimenti produce povertà, perdita di posti di lavoro, chiusura di attività professionali".

Vista l’opposizione di FdI al Governo Draghi, non avverte un certo rammarico per l’impossibilità di avere voce in capitolo nella gestione dei miliardi del Recovery Fund destinati alla transizione ecologica?

"Niente affatto. Non si tratta di qualcosa che potrebbe essere oggetto di una trattativa tra partiti. L'Ue fissa paletti precisi talvolta fin troppo stringenti sulla gestione di quei fondi e sui suoi campi d’applicazione.
Il Governo spesso si limita ad applicare dei diktat. I soldi del Recovery sono preziosi e l'importante è che vengano impegnati bene. La paura è che al netto dei diktat europei si possano buttare via nelle solite marchette elettorali".

Litio, idrogeno, nucleare. A che punto è l'Italia nella corsa alle nuove fonti di energia sostenibili?

"L’Italia deve condurre le nuove sfide energetiche determinate dalle proprie specificità: vento, eolico offshore, geotermico che forse è l’energia più interessante per una Nazione come la nostra ricca di aree appenniniche che sono in grado di produrne in buona quantità. Di certo però bisogna investire per aumentare il mix energetico: la tecnologia può darci una grossa mano nel sostenere l’ambiente senza pregiudicare la qualità della vita e il benessere economico. Ma servono risorse che non sempre abbiamo. La Germania, ad esempio, sta scommettendo tutto sull'idrogeno. Ma bisogna poterselo permettere, bisogna saper resistere alle interferenze esterne, alle influenze dei privati che confliggono, alle lotte tra i grandi player dell'energia che si contendono gli spazi e lo fanno in maniera anche violenta. Serve un approccio più responsabile sotto tutti questi punti di vista, che sto portando avanti come membro della Commissione AGRI, cercando di sponsorizzare tecnologie capaci di superare metodi dannosi, come l’agricoltura di precisione che si basa su tecnologie in grado di migliorare la qualità del prodotto, ridurre il consumo di acqua e l’uso di citofarmaci.

È un approccio altro rispetto a quello della sinistra che è solo ‘vietare e tassare’. Dovremmo ribaltare il paradigma dicendo invece ‘sostieni promuovi sponsorizza’ convincendo le aziende ad investire sull’innovazione amica di uno sviluppo sostenibile sia dal punto di vista naturale che economico".

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