«Oggi è una giornata bellissima». Mentre in Israele piovono razzi di fuoco e i terroristi islamo-fascisti di Hamas rastrellano e uccidono donne e bambini ebrei, Maurizio Landini arriva giulivo come una pasqua in testa al «suo» corteo, a piazzale dei Partigiani (anche se, par di capire, ci sono partigiani e partigiani: quelli ucraini, ad esempio, per il capo Cgil andrebbero subito disarmati e resi inoffensivi).
La «giornata bellissima» di Landini è quella della prova di forza della sua Cgil, che fa sfilare per le vie di Roma i propri cortei: «Faccio fatica a trovare le parole - declamerà più tardi dal palco di San Giovanni - davanti a una piazza così piena: siamo talmente tanti che non riusciremo a entrarci tutti. Siamo la maggioranza!». Di cosa? Perché la prova di forza del capo Cgil non ha per oggetto tanto il governo Meloni (contro il quale ovviamente tuona chiedendo salario minimo e tassazione delle «rendite finanziarie e immobiliari») quanto l'opposizione. Se Landini e i suoi hanno lavorato capillarmente per mesi, reclutando associazioni di ogni genere (dalle Acli agli studenti in tenda, dagli ambientalisti ai «pacifisti», dall'Anpi al Gruppo Abele) e organizzando pullman e treni per portare i propri iscritti in piazza non è stato per tentare di dare una improbabile spallata all'esecutivo Meloni, ma per affermare un'egemonia tutta politica sul centrosinistra. Non a caso il titolo dell'evento aveva poco o nulla a che fare con i temi del lavoro e del sindacato, ma era una chiamata alle armi sotto un titolo tanto generico quanto altisonante: «La via maestra: insieme per la Costituzione».
I capi-partito dell'opposizione hanno indubbiamente capito l'antifona, ma non possono sottrarsi all'Opa di piazza di Landini: Elly Schlein accorre in piazza con ampia delegazione del Pd, canta Bella Ciao e si fa fotografare allacciata all'uomo del giorno. In cambio, spiegano nel suo partito, Landini fornirà un po' di truppe per la manifestazione dem dell'11 novembre sulla sanità e contro i tagli. Tema su cui Schlein sta faticosamente cercando di mettere insieme un fronte parlamentare di opposizione, ma sul quale Landini ha tentato di mettere il cappello, invitando sul palco anche la ex ministra Pd della Salute Rosi Bindi. Che però, all'ultimo momento, ha dato buca: convinta, dicono i maligni, proprio dal Nazareno: «Sarà alla nostra, di manifestazione».
L'attacco terroristico a Israele rovina la festa al capo Cgil, costringendolo ad equilibrismi: dal palco gli tocca esprimere, en passant, la sua «condanna»: «Come per la guerra voluta da Putin, anche per l'attacco di Hamas, perché la guerra porta solo guerra». Bella scoperta, in effetti. Poi arriva il «ma»: «Bisogna difendere il diritto all'autodeterminazione dei popoli, incluso quello palestinese» (e quello ucraino? Non pervenuto). La soluzione, secondo lui, è semplice: «Bisogna riaprire subito i negoziati» (con Hamas?) e soprattutto «fermare la corsa al riarmo» perché «la guerra la paga chi lavora». E «l'unico che lo ha capito è il Papa».
Sul podio, prima del suo comizio finale, si susseguono vecchie glorie e new entry: c'è l'anziano costituzionalista Gustavo Zagrebelsky che prima fa assopire gli astanti con una disamina dell'articolo 1 della Carta (che è «contro le privatizzazioni») e poi la risveglia con un sussulto strillando «unità-unità» (di chi? Boh). C'è un eccitato Don Ciotti che tuona di «prostituzione morale sul corpo sacro della Costituzione, grimaldello delle coscienze e il dito nella piaga delle omissioni» e soprattutto «primo vero testo Antimafia».
C'è l'immancabile Pagliarulo di Anpi, travestito da partigiano, che grida che van tolte le armi alla resistenza ucraina. E pure la studentessa Camilla, «in tenda da 158 giorni», che chiama alla lotta «contro la scuola della repressione che produce voti e bocciature». Ed è subito Alto Gradimento.
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