«Pieno appoggio, non ad una nuova maggioranza politica ma ad un governo dei migliori». Di fronte a Mario Draghi nel pomeriggio siedono al lungo tavolo di Montecitorio il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani e le capigruppo Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, con Antonio De Poli dell'Udc, ma è come se ci fosse anche Silvio Berlusconi. Il leader voleva proprio venire, era pronta la villa sull'Appia Antica che ha ospitato per anni Franco Zeffirelli, ma i suoi medici hanno insistito sulla cautela ed è rimasto in Provenza. In mattinata, però, ha parlato a lungo al telefono con il presidente incaricato, che ben conosce e molto stima, per esprimergli il suo «rammarico» ed assicurargli: «Noi ci siamo».
Draghi riceve con cordialità la delegazione di Fi-Udc, accenna al colloquio con Berlusconi, chiede collaborazione per affrontare insieme e «in fretta» i problemi del Paese, si dilunga su crisi economica, imprese e lavoratori, dice che bisogna dare risposte e gli azzurri assicurano: «È quello che vogliamo, fare la nostra parte, come dimostra il nostro programma». Consegnano due dossier, su Recovery plan e piano vaccinale, elaborati dai gruppi di Camera, Senato e Parlamento Ue, insistono su riforme di giustizia e fisco, ma l'impressione è che Draghi non voglia affrontare temi divisivi. Si parla anche di un argomento che è stato fatale a Giuseppe Conte, rapporti governo-Parlamento. Fi da settimane chiede un «governo dei migliori» e vede in Draghi la figura giusta per guidarlo, dunque il sostegno c'è, anche a costo di distinguersi nel centrodestra, ma con l'obiettivo di avere al suo fianco la Lega, se non FdI che ha preannunciato il suo no, anche se non così convinto. Ora gli azzurri vogliono vedere il programma, capire la prospettiva temporale e la composizione della squadra. Tajani, per il suo curriculum (ex presidente dell'europarlamento, più volte commissario Ue ed oggi vicepresidente del Ppe ed eurodeputato) e i suoi rapporti a Bruxelles, potrebbe puntare al ministero degli Affari europei. Per Fi è importante, come ha spiegato il consigliere del Cav Renato Schifani, che il perimetro della nuova squadra non sia quello della vecchia maggioranza, ma più ampio. Dal colloquio sembra di capire che Draghi non pensa ad un breve governo di scopo, ma ha obiettivi più ambiziosi, dunque il suo cammino probabilmente s'incrocerà con il cambio di guardia al Quirinale.
Quando la tenda di velluto bordeaux si scosta e appare la delegazione, i visi soddisfatti, dietro la mascherina, mostrano che il partito del Cavaliere è pronto a rientrare sulla scena e in posizione privilegiata, soprattutto per la vocazione europea, così importante per ora il Recovery fund. «Abbiamo confermato al presidente Draghi- dice Tajani- il pieno appoggio, già annunciato da Berlusconi stamattina (ieri, ndr). Fi si aspetta un esecutivo di alto livello, capace di rappresentare al meglio l'unità del Paese coinvolgendo tutte le risorse migliori della politica, dell'economia e della cultura per affrontare insieme la più grave emergenza sanitaria ed economica della Repubblica». A questo punto il numero due di Fi precisa, a favore di elettori ed alleati, che non inizia nessun asse con la sinistra: «Tutto ciò non implica la nascita di una nuova maggioranza politica ma un governo dei migliori al servizio dell'Italia e degli italiani».
Forza Italia punta tutto sul successo di Draghi, ci crede guardando anche a Bruxelles: «L'alto profilo del presidente- dice Tajani-è garanzia non solo della credibilità del nuovo esecutivo in Europa e nel mondo ma anche della serietà di un progetto».
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