«Basta polemiche con la magistratura, avanti tutta con la riforma della giustizia e con la separazione delle carriere».
In un Paese in cui anche i cambiamenti più piccoli sono difficili da attuare, la riforma della giustizia è da sempre il totem inattaccabile, la missione quasi impossibile, la vetta più alta, il K2 della politica italiana. I problemi sono quelli di sempre - tempi biblici, uso improprio delle intercettazioni trasformate da strumento di indagine in prove con cui indirizzare il processo mediatico-giudiziario, equiparazione della figura dell'indagato a quella del condannato, abuso della carcerazione preventiva, inversione dell'onere della prova - e le resistenze sono tali da impedire un intervento che restituisca tutele ai cittadini e a chi aspira a investire in Italia.
Il governo Meloni è deciso a giocarsi le proprie carte. La riforma è ormai ai blocchi di partenza. In settimana dovrebbe iniziare l'iter parlamentare al Senato. Il disegno di legge, proposto dal Guardasigilli Carlo Nordio e varato dal governo tre settimane fa, ha ricevuto la bollinatura della Ragioneria dello Stato, dopo lo stop dettato dalla necessità di reperire risorse per l'istituzione di un «Gip collegiale». E il governo e la maggioranza, dopo le tante polemiche di queste settimane per i casi Delmastro e Santanchè, vuole parlare con i fatti.
I segnali politici sono espliciti. Il vicepremier Antonio Tajani, leader di Fi, detta l'agenda: «Ora la separazione delle carriere, era il sogno di Berlusconi». Una nota della Lega fa sapere che «una riforma della Giustizia che unisca garantismo e certezza delle pena è attesa da decenni e non è più rinviabile, come ci hanno ricordato anche i milioni di cittadini coinvolti dai referendum di giugno 2022. L'obiettivo è mettere al primo posto l'efficienza. È doveroso impegnarsi per un piano nazionale che renda effettiva l'esecuzione della pena attraverso carceri idonee con più personale e mezzi. E poi: per la separazione delle carriere, per tempi certi per arrivare a sentenza, per maggiori garanzie, per combattere la degenerazione del correntismo. È una sfida da vincere, per rendere l'Italia più moderna e credibile anche a livello internazionale». Il tutto attraverso un approccio deciso nei principi, ma attento all'ascolto, «all'insegna della rispettosa collaborazione, non contro qualcuno e nel rigoroso rispetto sia dell'obiettivo finale che delle prerogative costituzionali di ogni soggetto».
Il tentativo di abbassare i decibel e spegnere fuochi e scintille è dunque iniziato. Le scorie delle polemiche frontali degli ultimi giorni sono però ancora visibili. Lucio Malan sottolinea che non c'è nessuna intenzione di riformare la Giustizia con provvedimenti «ad personam». «La riforma è una necessità e una priorità. Constato però alcune strane tempistiche. Quando FI era primo partito, le accuse si concentravano su Berlusconi in primo luogo. Poi c'è stato il periodo in cui era fortissima la Lega e a Salvini, per decisioni prese nei suo ruolo di ministro, è stato imputato addirittura per il sequestro di persona. Ora tocca a Fdl, primo partito, avere inchieste su ministri, sottosegretari. Anche il secondo governo Prodi cadde per una situazione giudiziaria, che coinvolse Mastella. E in generale, lo stesso Renzi fu colpito attraverso i suoi genitori, assolti ora in Cassazione». Maurizio Gasparri risponde duramente ad Armando Spataro. «I vari Spataro, Nello Rossi, Albamonte, De Lucia pensano di essere non soltanto il potere giudiziario, in funzione o in quiescenza, ma anche il potere legislativo e il potere esecutivo. Sono atteggiamenti fuori dai confini della Costituzione».
E se il viceministro Francesco Paolo Sisto richiama tutti all'unità - «il Paese ha bisogno di fare squadra, tra magistrati, politica e avvocatura, l'esigenza è restituire al cittadino la fiducia nella giustizia» - Ettore Rosato per Azione-Italia Viva promette pieno sostegno alla riforma. «Bisogna che la maggioranza vada fino in fondo; la strada segnata dal ministro Nordio è una strada molto condivisibile, speriamo che la maggioranza gliela lasci percorrere».
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