L'assalto alla Marina ci riporta in guerra

L'ammiraglio Mantelli: "Primo abbattimento di minaccia aerea dal secondo conflitto mondiale"

L'assalto alla Marina ci riporta in guerra
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«È il primo abbattimento di una minaccia aerea diretta su una nave della Marina militare dalla seconda guerra mondiale» sottolinea l'ammiraglio in congedo, Luigi Binelli Mantelli, che è stato capo di Stato maggiore della Difesa. Gli Houthi hanno lanciato dallo Yemen un drone armato contro il cacciatorpediniere multiruolo Caio Duilio tirato giù a 6 chilometri di distanza.

«A bordo hanno saputo attendere l'avvicinamento del bersaglio evitando l'uso di munizionamento prezioso come i missili Aster - spiega Binelli Mantelli - Il radar multifunzione della nave, dopo avere individuato la minaccia, ha inviato direttamente al cannone i dati per puntare e sparare. I proiettili creano una barriera di schegge che neutralizza il drone». Il Duilio ha utilizzato appena 7 colpi di uno dei cinque cannoni di bordo Oto Melara 76/62. Torrette grige con una canna nera che vengono guidate a distanza. Ogni proiettile pesa sui 3 chilogrammi e l'arma è capace di sparare 120 colpi al minuto, 2 al secondo, che hanno una gittata di 6-7 chilometri.

Una volta impartiti gli ordini, tutto è avvenuto in automatico dalla centrale operativa, il «cervello» nel cuore della nave. I cannoni sono in grado di creare uno sbarramento di fuoco capace di fermare gli sciami di droni kamikaze, di fabbricazione iraniana, utilizzati dagli Houthi. Il Duilio ha in dotazione anche 6 postazioni di lancio missili Aster 15 e 30, 2 lanciarazzi e 2 lanciasiluri. Gli Aster, che sono costosi e non vanno sprecati, verrebbero usati contro missili balistici degli Houti ben più veloci e insidiosi dei droni. La nave italiana, 150 metri di lunghezza, 195 uomini di equipaggio, è salpata da La Spezia il 28 gennaio e ha un sistema di controllo elettronico capace di monitorare l'area per 400 chilometri. Ammiraglia della missione europea Aspides, che in greco significa «scudo» è schierata nel Mar Rosso «a tutela della libertà di navigazione e della sicurezza dei traffici marittimi vitali per la prosperità del Paese».

I greci hanno il comando strategico nella base Nato di Larissa con il contrammiraglio Vasileios Gryparis. A bordo del Duilio il contrammiraglio Stefano Costantino detiene il comando tattico della flotta europea composta dalla fregata tedesca Hessen, la Languedoc francese, che hanno già intercettato minacce Houti e dall'unità greca Hydra. La milizia sciita della Yemen, filo iraniana, che controlla la capitale Sana'a, ha dichiarato guerra ad Israele dopo l'invasione di Gaza. Nel mirino sono finite oltre 40 navi lungo la via giugulare del traffico marittimo attraverso il canale di Suez, il Mar Rosso e lo stretto di Bab el Mandeb. Ieri, Hussein al-Ezzi, vice ministro degli Esteri del governo Houthi, ha ribadito che continueranno «ad affondare altre navi britanniche e ogni ulteriore ripercussione o danno si aggiungerà al conto della Gran Bretagna come Stato canaglia che attacca lo Yemen e si unisce all'America nella sponsorizzazione del crimine in corso contro i civili a Gaza». Da poche ore era colata a picco la nave di proprietà inglese Rubymar. La prima non solo danneggiata, ma affondata.

Gli Houti avrebbero pure danneggiato i cavi sottomarini a fibra ottica che garantiscono le comunicazioni fra l'Europa e l'Asia. Velivoli kamikaze senza pilota, missili anti nave, barchini minati e droni navali vengono lanciati ogni settimana contro la flotta internazionale nel Mar Rosso. La missione Prosperity Guardian, a guida Usa con l'appoggio britannico, ha ripetutamente bombardato obiettivi Houti nello Yemen a cominciare dalle rampe dei missili che vengono lanciati contro Eilat, il porto israeliano più a sud a 1800 chilometri di distanza. Per l'Italia la missione Aspides è vitale: la Coldiretti ha appena calcolato che sono a rischio 6 miliardi di euro di esportazioni agroalimentari. Attraverso Suez viaggiava il 40% dell'import-export marittimo italiano.

Binelli Mantelli è convinto che «esiste un obiettivo strategico di accerchiare l'Europa dall'Ucraina, all'Africa fino ad Israele. Un disegno che fa comodo alle grandi potenze orientali, Russia e Cina, per indebolire l'Occidente e in particolare il nostro continente».

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