Lo show a sorpresa della regina della tv Oprah Winfrey, la sfilata dei volti «nuovi» del partito democratico e dell'ultimo big, Bill Clinton, le note di John Legend e Stevie Wonder, hanno accompagnato il debutto ufficiale di Tim Walz come vice di Kamala Harris. Il «coach d'America», emozionato, è salito mercoledì sera sul palco della Convention di Chicago per accettare formalmente la nomination, conquistando il pubblico dell'United Center con la semplicità e il buon senso. Il governatore del Minnesota parla il linguaggio dello sport, e assicura che «abbiamo la squadra vincente, dobbiamo giocare per 76 giorni e andremo a meta».
«Kamala è pronta a guidare il Paese», sottolinea, senza risparmiare frecciate al suo rivale JD Vance: «Sono cresciuto in una piccola città del Nebraska, nella mia scuola c'erano 24 ragazzini e nessuno di loro è andato a Yale». Quindi, spiega che democratici e repubblicani intendono cose diverse quando parlano di «libertà»: «Noi intendiamo la libertà di creare una vita migliore per te stesso e per le persone che ami, libertà di prendere le tue decisioni in materia di assistenza sanitaria. E libertà di andare a scuola senza preoccuparsi di essere uccisi a colpi di arma da fuoco nel corridoio». L'apparizione di Winfrey invece, la prima a una Convention della star del piccolo schermo, punta a conquistare gli indipendenti: lei stessa rivela di essere registrata come indipendente, ed è a loro e agli indecisi che lancia il suo appello a scegliere il ticket Harris-Walz. I repubblicani «vogliono spaventarci, governarci, ci fanno credere che i libri sono pericolosi e che i fucili d'assalto sono sicuri, che esiste un modo giusto di adorare e un modo sbagliato di amare, persone che cercano prima di dividere e poi conquistare. Ma il punto è: quando stiamo insieme, è impossibile conquistarci», afferma fra gli applausi. «Non è che siamo così diversi dai nostri vicini. Se una casa va fuoco non chiediamo che razza è il proprietario, e se c'è il gatto di una gattara salviamo anche quello», prosegue scherzando sulle parole di Vance, che ha chiamato le donne senza figli (come Harris) gattare.
Clinton, invece, avverte che «la strada verso la vittoria non è facile e i democratici non devono mollare». «Ci siamo visti sfuggire diverse elezioni che pensavamo di aver vinto», dice riferendosi anche alla sconfitta della moglie Hillary nel 2016 contro Donald Trump. «La prossima volta che lo sentite parlare - sottolinea sul tycoon - non contate le sue bugie, contate quante volte dice io. Sempre io, io, io. Con Kamala invece è tu, tu, tu. Volete passare i prossimi quattro anni a far crescere l'economia o parlare di quanto sono grandi le folle ai suoi comizi?». Guardano avanti pure gli astri nascenti del partito Pete Buttigieg, il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, e iI leader dei deputati dem Hakeem Jeffries.
Se il primo identifica il ticket repubblicano con «negatività e risentimento» quando l'America vuole la «gioia», Shapiro mette in guardia sui rischi per i diritti e le libertà di un eventuale secondo mandato Trump. Mentre Jeffries descrive The Donald «come un vecchio fidanzato con cui hai rotto, ma che non se ne vuole andare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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