«Ho aggredito Salman Rushdie perché ha attaccato l'Islam, non credevo sarebbe sopravvissuto». Il 24enne del New Jersey che la settimana scorsa ha accoltellato lo scrittore ferendolo gravemente ha rivelato in un'intervista esclusiva al New York Post le motivazioni che lo hanno spinto al gesto estremo. «Non è una brava persona, non mi piace quell'uomo - ha affermato Hadi Matar dalla prigione nella contea di Chautauqua - Ha attaccato le credenze degli islamici, il loro sistema di valori». Il giovane, che si è scagliato contro Rushdie mentre stava iniziando il suo intervento ad una conferenza nello stato di New York, si è detto «sorpreso» che sia ancora vivo: Matar non ha rivelato se è stato ispirato dal defunto leader supremo iraniano, l'Ayatollah Ruhollah Khomeini, che ha emesso una fatwa chiedendo la morte dell'autore nel 1989 a causa del suo libro «Versi Satanici». «Rispetto l'Ayatollah, penso che sia una persona fantastica, questo è quanto posso dire a riguardo», ha proseguito, sottolineando che ha «letto solo un paio di pagine» del controverso romanzo.
Il 24enne, che si è dichiarato non colpevole delle accuse di tentato omicidio e aggressione, ha poi negato di essere stato in contatto con i pasdaran iraniani ma ha ammesso di essersi «ispirato» per l'attacco guardando video dello scrittore su YouTube: «Ho visto molte conferenze, non mi piacciono le persone che sono false in quel modo». Quindi ha raccontato di essere arrivato a Buffalo il giorno prima dell'attacco con un autobus, poi ha preso un Lyft (uno dei servizi di auto con conducente) per Chautauqua: «Sono stato in giro, non ho fatto nulla di particolare, sono stato fuori tutto il tempo e giovedì notte ho dormito su un prato». Nato negli Stati Uniti da genitori libanesi, Matar non ha risposto alle domande su un viaggio di un mese nel 2018 nel paese mediorientale per visitare suo padre. Sua madre però, che lo ha rinnegato per l'aggressione, ha riferito che la visita lo ha «cambiato», e dopo il suo ritorno è diventato più religioso e solitario. «Mi aspettavo che tornasse motivato, che completasse la scuola, che prendesse la laurea e cercasse un lavoro, invece si è rinchiuso nel seminterrato di casa», ha detto ai media la donna, Silvana Fardos.
Rushdie, nel frattempo, secondo quanto rivelato dal suo agente Andrew Wylie, «non è più attaccato al respiratore, parla e scherza». Ma rimane in ospedale con gravi ferite: è stato pugnalato almeno dieci volte, ha danni al fegato e i nervi recisi di un braccio e di un occhio.
Mentre il moderatore della conferenza, rimasto ferito nel tentativo di difendere lo scrittore, ha parlato in video alla Bbc dalla sua casa di Pittsburgh, mostrando profondi lividi intorno all'occhio e molti punti di sutura sul sopracciglio: «Sto abbastanza bene - ha sottolineato Henry Reese - La nostra preoccupazione è per Salman, e intendo sia per lui come persona che per ciò che significa nel mondo. È importante per il mondo».
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