È la sconfitta dei gufi, di quelli del «tanto peggio tanto meglio». Il viceministro dell'Economia Maurizio Leo commenta con il Giornale l'extragettito da oltre 24 miliardi anticipato ieri dal Sole24Ore. «La corsa delle entrate tributarie nel 2024 dà un contributo importante al mantenimento degli equilibri di bilancio, tenendo sotto controllo il deficit», dice Leo, consapevole che questo extragettito smentisce le fosche previsioni della vigilia ipotizzate da sindacati e opposizioni, convinti che l'Europa avrebbe subito messo il Paese sotto esame, con alcuni giornali che pur di oscurare il percorso di risanamento dei conti già facevano il tifo per una fantomatica manovra bis lacrime e sangue in vista dell'autunno.
Ipotesi che l'esecutivo ha sempre escluso, anzi: «Si tratta di un risultato importante - sottolinea l'esponente di Fratelli d'Italia che al ministero dell'Economia ha la delega sul Fisco - che smentisce i fan del tanto peggio tanto meglio.
Grazie a 24,6 miliardi di entrate finali aggiuntive rispetto alle previsioni iniziali, possiamo guardare con ottimismo ai conti del 2024», ci dice Leo. D'altronde, lo stesso Sole24Ore di ieri aveva già sottolineato come la spinta del gettito archiviasse «le ipotesi di manovra correttiva» perché l'extragettito «copre integralmente le maggiori spese». La raccolta nel dettaglio è positiva sotto quasi tutti gli aspetti. Se la frenata dell'Iva non preoccupa (200 i miliardi raccolti contro i 203 dell'anno scorso) «si è registrato un aumento rispetto a quanto previsto dei versamenti Irpef (+1,9%), Ires (+13,1%), delle imposte sostitutive delle imposte sui redditi (+15,5%) e delle imposte di registro e bollo (1,3%). Queste dinamiche di gettito riflettono, tra le varie cose - è il ragionamento di Leo - gli effetti dell'aumento del tasso di occupazione, in crescita costante grazie anche alla maggiore deduzione per chi assume persone a tempo indeterminato, misura introdotta dal governo di Giorgia Meloni». Eccolo, il senso della crescita migliore delle attese. Il gettito extra non è un tesoretto trovato per caso ma il frutto della convergenza delle riforme dell'esecutivo. L'incidenza dell'occupazione è «un aspetto non da poco, poiché in grado di alimentare il versamento delle ritenute. Significa - sottolinea Leo - che c'è un'Italia che lavora e investe», che ha fiducia nel Paese e nella crescita. «È un risultato che dimostra il buon governo della Meloni e del centrodestra», insiste il viceministro. Tra i benefici sui conti pubblici un ruolo lo ha giocato anche il Pnrr e l'arrivo dei finanziamenti per la ripartenza post Covid-19. «Per farla breve, è una combinazione di fattori favorevoli che accogliamo con soddisfazione».
Inoltre, con la riapertura dei termini per la Rottamazione e il concordato preventivo biennale, ci saranno i presupposti per la famosa «pace fiscale» tanto agognata dai contribuenti. Infatti, «per favorire la crescita l'esecutivo ha messo in campo anche una riforma fiscale epocale, attesa da oltre mezzo secolo, cui stiamo dando attuazione, dopo l'approvazione della legge Delega, con 10 decreti delegati già approvati in via definitiva a cui si aggiungono altri 7 in corso di approvazione». Contestualmente si sta intensificando la lotta all'evasione «anche grazie alle nuove tecnologie», come ha ribadito il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini davanti alla commissione parlamentare di vigilanza sull'Anagrafe tributaria, presieduta dal deputato Maurizio Casasco.
Tra i corridoi del ministero si respira un cauto ottimismo: «Lo scenario che ci troviamo di fronte vede dunque una Nazione che lavora insieme per superare le sfide economiche - è la chiosa di Leo - e dimostra che siamo in grado, come sistema-Paese, di superare ogni ostacolo con
determinazione e coraggio». Serviva un segnale forte, è arrivato «e ci invita a guardare con fiducia al futuro, consapevoli che possiamo costruire un percorso di crescita e sviluppo a lungo termine», conclude il viceministro.
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