Siamo un Paese sempre più ignorante, il lavoro aumenta ma il Pil no, il ceto medio sta scomparendo e fermenta l'anti occidentalismo. L'istantanea scattata dal Censis sullo stato sociale dell'Italia racconta di un Paese che cambia ma che resta sempre «intrappolato nella medietà». Il 58° rapporto dell'istituto restituisce l'immagine di un'Italia che galleggia, «senza incorrere in capitomboli rovinosi nelle fasi recessive e senza compiere scalate eroiche nei cicli positivi». Insomma, siamo poco coraggiosi. È in atto pure una mutazione morfologica (l'Italia prima in Europa per acquisizioni di cittadinanza: +112% in 10 anni). Ci sono nuove sfide di fronte a noi per ridisegnare società ed economia, a cominciare dall'intelligenza artificiale. Ma siamo preparati culturalmente? Mica tanto.
IL PAESE DEGLI IGNORANTI
Nel Paese degli ignoranti, per il 19% Mazzini è stato un politico della prima Repubblica e per il 32% la Cappella Sistina è stata affrescata da Giotto, ah no, forse da Leonardo. E ancora, il 15% crede che l'omosessualità sia una malattia e il 13% pensa che l'intelligenza dipenda dall'etnia.
PIÙ LAVORO MENO PIL
I conti non tornano. Nonostante ci siano segnali poco incoraggianti sull'andamento del Pil, il numero degli occupati è salito a 23,9 milioni, con 1,5 milioni di posti di lavoro in più rispetto all'anno nero della pandemia e un aumento del 4,6% rispetto al 2007. Tuttavia la distanza fra il tasso di occupazione italiano e la media europea resta ancora significativa: 8,9% in meno rispetto al 2023.
SINDROME DEL GALLEGGIAMENTO
La spinta propulsiva verso l'accrescimento del benessere si è smorzata. Lontani gli anni del «boom», quando in 20 anni il Pil è più che raddoppiato, (+117,1%), tra il 2003 e il 2023 l'aumento è stato solo del 5,8%. E nello stesso intervallo di tempo, il reddito lordo pro-capite delle famiglie si è ridotto in termini reali del 7,0%.
LAVORI INTROVABILI
Nel 2023 la quota di figure professionali difficili da trovare rispetto alle esigenze delle imprese è arrivata al 45% del totale delle assunzioni previste. Non ci sono artigiani, agricoltori e operai specializzati. Specialisti e tecnici della salute sono la primula rossa del mercato del lavoro. Introvabili i cuochi e i camerieri. Nessuno sembra più voler fare l'idraulico né l'elettricista. Un buon segnale riguarda il tasso di disoccupazione dei giovani, sceso al 15,4% nei primi sei medi del 2024 (nel 2023 era al 16,7%). In calo anche i Neet, cioè i ragazzi che non studiano né lavorano: 1,4 milioni nel 2023, il 28% in meno rispetto al 2019.
L'IMBUTO PATRIMONI
All'orizzonte si profila un imponente passaggio intergenerazionale di ricchezza. Uno degli effetti nascosti della denatalità è che il numero degli eredi si riduce, quindi in prospettiva le eredità si concentrano. In attesa ci sono parte della «generazione X», i millennial e la «generazione Z» (i nati negli ultimi decenni dello scorso secolo e nei primi anni del nuovo millennio). Quale sarà l'effetto psicologico su coloro che sanno di essere destinatari di un atto di successione? Sicuramente meno spinta al rischio imprenditoriale.
SANITÀ MALATA
In due anni il 44% degli italiani ha avuto problemi per liste d'attesa e corsie ospedaliere sovraffollate. Il 63% dichiara di non aver fiducia nella sanità. La spesa sanitaria privata pro capite, dal 2013 al '23, è cresciuta del 23%. Quella pubblica del 7,6%.
L'ANALISI SOCIOLOGICA
La diagnosi del Censis è pungente: «Bisogna prendersi il rischio di andare
oltre» per assicurare la crescita e smettere di galleggiare. «In una società chiusa - recita il rapporto - la crescita o non c'è o è drammaticamente lenta. Lo sviluppo e il benessere maturano in società aperte al nuovo».
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