L'avviso Usa sulla pace. "Dipende solo da Putin". Kiev convoca il nunzio

Orbán: "Trump non darà più soldi". Zelensky: russi fermati. Varsavia: truppe Nato già in Ucraina

L'avviso Usa sulla pace. "Dipende solo da Putin". Kiev convoca il nunzio
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È ancora la bandiera bianca invocata da papa Francesco a tenere banco tra le diplomazie di mezzo mondo, anche se il Vaticano va oltre l'aspetto spirituale delle parole del pontefice nel corso dell'intervista rilasciata alla Radio Televisione Svizzera. Per la Santa Sede sventolare il drappo bianco è un invito al dialogo per fermare lo scorrere incessante di sangue innocente. Ma l'appello non è stato gradito dall'Ucraina, che ieri ha convocato al ministero degli esteri di Kiev il Nunzio Apostolico, Visvaldas Kullbokas. Al contrario, l'ambasciatore di Mosca in Vaticano, Alexander Avdeev, scrive in una nota che «le parole del Papa confermano la sua dedizione al dialogo. E in tal senso da parte nostra c'è un'apertura». Il diplomatico ucraino presso la Santa Sede Andriy Yurash però rivela: «Bergoglio è pronto a venire a Kiev solo se al viaggio sarà abbinata una visita a Mosca, ma il Cremlino non l'ha invitato».

Dalla Casa Bianca, Biden si unisce alla preghiere del pontefice, ma sostiene che «la pace può essere raggiunta solo con il ritiro delle truppe di Mosca dal territorio ucraino». La parola «pace» sta diventando una sorta di mantra per il presidente turco Erdogan che ribadisce la volontà a ospitare una conferenza che preveda la partecipazione della Russia. Il Cremlino ha preso nota dell'appello del Papa a negoziare, e accusa Kiev di non avere alcuna intenzione di sedersi attorno a un tavolo. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ricorda che «abbiamo ripetutamente parlato di un'apertura alla discussione e del nostro desiderio di risolvere i problemi attraverso i negoziati. Purtroppo Zelensky, spalleggiato da alcuni partner occidentali, non ne vuole sapere». Gli risponde Stoltenberg, ricordando che «è stato Putin a iniziare la guerra, e potrebbe mettervi fine oggi. L'Ucraina non ha questa opzione e va sostenuta». Un sostegno al quale non vuole sottrarsi la Germania. Il cancelliere Scholz non condivide le dichiarazioni di Bergoglio: «Non possiamo perdere di vista chi è l'aggressore e chi viene aggredito». Anche la Conferenza episcopale tedesca ritiene che quella di Papa Francesco è stata una «formulazione infelice. Anche se nelle sue parole non c'è riferimento alla capitolazione, ma di disponibilità al negoziato».

La pace sta a cuore anche alla presidente della Commissione europea von der Leyen, «ma per raggiungerla, Putin deve deporre le armi. Oggi vediamo solo occupazione e oppressione». Orbán invece punta i riflettori su Washington. Per il premier ungherese molte cose potrebbero cambiare con una vittoria di Trump alla Casa Bianca: «Non darà un centesimo alla guerra Ucraina-Russia. Gli europei non saranno in grado di finanziare da soli il conflitto, che finirà».

Mentre Zelensky si dice certo che «l'avanzata della Russia è stata fermata» e la situazione al fronte «è decisamente migliore», l'altro argomento caldo riguarda la presenza di militari Nato in Ucraina, come rivelato dal ministro degli Esteri polacco Sikorski.

«È impossibile nasconderlo - dice la portavoce del ministero degli Esteri Zakharova - gli Usa, la Gran Bretagna e altri Paesi occidentali conducono una guerra ibrida contro di noi con la partecipazione di istruttori delle forze speciali e alti funzionari dei dipartimenti militari Nato».

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