Si è appena trasferito in una villa del 1600 da 4 milioni e mezzo di euro, nell'Oxfordshire, con 9 stanze, 5 bagni, 6 sale da ricevimento, 5 ettari di terreno intorno, che comprendono un campo da tennis, due scuderie e un cottage per gli ospiti. Eppure Boris Johnson, 58 anni, primo ministro britannico fino al settembre 2022, quando fu costretto a dimettersi per una rivolta ad personam dei suoi ministri e deputati, non smette di far parlare di sé per il suo passato politico, che non è escluso torni a essere un giorno il suo futuro e quello del Regno Unito. Mentre si attendono a giorni, al massimo entro qualche settimana, le conclusioni dell'inchiesta sul partygate, che potrebbe essere decisiva per il suo destino, le ultime rivelazioni su Boris le ha sfoderate l'ex consigliere per la comunicazione di Downing Street, Guto Harri, amico e braccio destro di Johnson, che nel suo podcast Unprecedent, per la radio inglese Lbc, rievoca i tempi al governo, compresi gli ultimi intensi mesi in cui il primo ministro ebbe a che fare con la guerra in Ucraina. Tra gli aneddoti emersi, fra i racconti di telefonate quotidiane, a volte più di una, con il presidente ucraino Zelensky dopo l'invasione, nel riferire dello humour nero tra Volodymyr e Boris, che si chiamavano per nome e condividevano battute pesanti sulla situazione, sono venuti alla luce anche i commenti durissimi pronunciati dall'allora capo del governo inglese ai danni del presidente francese Emmanuel Macron, per la decisione di quest'ultimo di recarsi a Mosca da Vladimir Putin a inizio febbraio 2022, a guerra appena iniziata. «Leccapiedi di Putin». «Nauseante». E persino peggio, sarebbero stati gli appellativi destinati al leader francese. Uno di questi è stato risparmiato agli ascoltatori per ovvie ragioni, ma è stato lasciato intendere, spiegando che si tratta di una parola che inizia con la lettera «c» e in italiano suonerebbe come un offensivo «ca...one», rivolto al capo dello Stato francese. Intollerabile, quella visita a Mosca di Macron, per Boris Johnson che da subito, fra i primi leader europei, e fino alla fine, è stato al fianco dell'Ucraina, tanto da aver deciso di tornare in visita a Kiev anche dopo la fine del suo mandato di governo. Johnson dice di non riconoscersi nella ricostruzione, ma l'aneddoto confermerebbe che, nonostante l'unità europea, qualche tensione fra leader ci sia stata, anche se - spiega Guto Harri - gli screzi con Macron sono rientrati dopo qualche settimana, quando i due «sono andati a bersi un whisky insieme al G7».
I racconti di Harri riaccendono i riflettori su Boris, da otto mesi ormai lontano dalla stanza dei bottoni, ma che molti ritengono ancora fiducioso di poter tornare a Downing Street. Molto dipenderà da come si concluderà l'inchiesta sulle feste che si sono svolte nei palazzi governativi ai tempi del lockdown, ignorando le restrizioni imposte agli inglesi. Dopo una deposizione di quasi quattro ore, avvenuta a marzo davanti alla Commissione della Camera dei Comuni, Johnson ha dichiarato di non aver mentito, ma di aver riferito «in buona fede» ciò che sapeva di quelle feste, cioè di non essere a conoscenza di violazioni delle norme anti-Covid. Il verdetto della Commissione sarà cruciale perché, se ritenuto colpevole, Johnson sarebbe sospeso dal Parlamento e potrebbe anche perdere il suo seggio.
Boris, intanto, si è già reinventato una seconda vita, come molti ex big della politica.
Non solo quella privata con la moglie Carrie e i due figli avuti insieme, ma soprattutto le fruttuose conferenze a cui è chiamato per discorsi ultrapagati, che nei soli primi cinque mesi dall'addio a Downing Street gli hanno già garantito 5 milioni di sterline (quasi 6 milioni di euro), che sommati ai 600mila euro di anticipo per le sue memorie da 7 milioni con la HarperCollins dell'editore amico, Rupert Murdoch, fanno un bel gruzzoletto.
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