La Lega assicura: "La battaglia per cambiare la giustizia non si ferma"

Il partito di Matteo Salvini giura ancora battaglia sulla giustizia: "Sarà il centrodestra ad avere l'onere e l'onore di mettere mano al Sistema"

La Lega assicura: "La battaglia per cambiare la giustizia non si ferma"

"La battaglia per cambiare la giustizia non si ferma questa sera, ma anzi riparte con rinnovato slancio". I cinque referendum non hanno raggiunto il quorum e dunque non sono riusciti a passare, ma il centrodestra è determinato a promuovere una riforma efficiente subito dopo le elezioni politiche che si terranno nel 2023. Lo ha assicurato la Lega, che ha messo subito le cose in chiaro: "Sarà il centrodestra (insieme ad amici coraggiosi come quelli del Partito Radicale) ad avere l'onere e l'onore, dopo aver vinto le prossime elezioni Politiche, di mettere mano al Sistema".

La reazione della Lega

Il partito di Matteo Salvini ha voluto ringraziare tutti gli italiani che si sono recati alle urne per esprimere le proprie preferenze per quanto riguarda i cinque quesiti referendari: è stata espressa riconoscenza verso i milioni di elettori che hanno votato "nonostante un solo giorno con le urne aperte, il silenzio di troppi media e politici, il weekend estivo e il vergognoso caos seggi visto per esempio a Palermo". Salvini ha scritto su Twitter che "è nostro dovere continuare a far sentire la loro voce".

Si tratta di diverse tematiche che in queste settimane hanno alimentato il dibattito politico: i sostenitori del "sì" avevano espresso fortissime perplessità sul solo voto di giorno e sul silenzio mediatico riservato alla consultazione popolare, che in effetti ha messo il bastone tra le ruote all'affluenza.

Un ringraziamento è stato riservato anche nei confronti di tutti coloro che fin da subito hanno fornito il loro supporto per informare sulle questioni oggetto dei referendum. Per tale motivo la Lega ha rivolto un plauso ai governatori, agli amministratori locali "di tutti i colori politici" e ai parlamentari. "Il tutto senza dimenticare donne e uomini di legge, associazioni culturali e intellettuali", si legge nella nota del Carroccio.

L'ira di Calderoli

Durissima la reazione di Roberto Calderoli: l'esponente della Lega ha parlato di un vero e proprio "complotto" per non far raggiungere il quorum necessario per rendere validi i referendum. Il vicepresidente del Senato ha puntato il dito anche contro il governo, a causa della spinta per approvare la riforma Cartabia nel mese di maggio e per aver fissato i referendum nel giorno del 12 giugno ("ovvero nel primo giorno della settimana con scuole chiuse").

Calderoli si è detto molto dispiaciuto per il "silenzio totale" che si è registrato fino ai "massimi livelli delle istituzioni".

Il leghista aveva scritto sia al capo dello Stato Sergio Mattarella sia al premier Mario Draghi, ma ha fatto sapere di non aver ricevuto alcuna risposta dal presidente della Repubblica: "Anche solo per cortesia istituzionale mi sarei aspettato una maggiore attenzione".

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